Grassofobia viscerale: il grasso invisibile che danneggia il tuo cervello
– Grasso viscerale e declino cognitivo precoce: come invertire la rotta all'insegna della Longevity Revolution
La popolazione sta invecchiando e lo vediamo tutti. Il punto è che mentre invecchiamo, stiamo anche aumentando di peso, il che porta molti di noi e a cercare di perdere il peso in più, meglio se in fretta, meglio senza grandi fatiche1. E quindi non sempre migliorando le abitudini fondamentali: dormire abbastanza, muoversi abbastanza, nutrirsi abbastanza (e non troppo), respirare e pensare in modo consapevole.
Ma ecco il punto dell’articolo di oggi: il grasso ci danneggia anche quando non si vede.
Quando il grasso viscerale si insinua, il cervello traballa
La nostra testa sta invecchiando più in fretta di quanto dovrebbe e la nostra pancia lo sa. “Ciaone” alla lucidità, ci dimentichiamo le cose, perdiamo colpi, e concentrarci diventa via via più difficile.
No, non è detto che sia colpa della nostra vita troooooppo stressante ma, a proposito di vita, potrebbe proprio essere questione di giro. Di girovita, cioè di grasso viscerale.
Il grasso viscerale non è quello che pizzichiamo sul fianco davanti allo specchio, né quello che fa tirare i bottoni della camicia, comprare un nuovo paio di jeans perché quelli dell’anno scorso si sono improvvisamente ristretti…
È quello profondo, che si accumula intorno agli organi interni: fegato, pancreas, intestino. Non si vede, ma ci inquina o, per usare un verbo molto di moda, ci “intossica”.
Grasso viscerale?
Il grasso viscerale (da ora innanzi, per brevità, GV), è un tipo di grasso che si accumula in profondità nell’addome, intorno agli organi interni come intestino, fegato e stomaco. A differenza del grasso sottocutaneo (quello appena sotto la pelle, che vediamo e possiamo “pizzicare”) il grasso viscerale non si vede a occhio nudo, ma può essere molto pericoloso per la nostra salute.
Questo tipo di grasso è attivo dal punto di vista metabolico, cioè rilascia sostanze infiammatorie e ormoni che possono disturbare il normale funzionamento del nostro corpo.
Il punto è che il GV può aumentare il rischio di malattie serie come diabete di tipo 2, ipertensione, malattie cardiovascolari, persino alcuni tipi di cancro e (colpo di scena!) invia segnali che destabilizzano il cervello e lo fanno invecchiare precocemente.
Questo colpo di scena è il risultato di una serie di studi recenti che dimostrano come il grasso viscerale sia tra i responsabili del precoce invecchiamento cerebrale.
“Ma io sono in forma!”
Buon per te, ma sappi che anche chi non è in sovrappeso può avere un surplus di grasso viscerale.
“Possibile?”
Eh già, visto che è possibile avere un peso “normale”, ma una circonferenza vita troppo alta il che è un indicatore di grasso viscerale.
Definiamo troppo alta?
Oltre i 102 cm per gli uomini
Oltre gli 88 cm per le donne.
Ovviamente in media, perché se sono alto due metri e dieci, il discorso cambia, ma ci siamo capiti.
Come misurare il grasso viscerale?
1. La circonferenza vita è il modo più semplice per avere un’indicazione indiretta: questa misura non dice esattamente quanto grasso viscerale hai, ma segnala se c’è un accumulo addominale potenzialmente pericoloso.
• Usa un metro da sarto.
• Misura il punto più stretto dell’addome (di solito sopra l’ombelico).
• Valori di rischio: vedi sopra.
2. Rapporto vita/fianchi: dividi la circonferenza della vita per quella dei fianchi. Un rapporto superiore a 0,90 per gli uomini e 0,85 per le donne indica rischio elevato.
3. Bilance impedenziometriche. Alcune bilance moderne stimano anche il grasso viscerale, usando impulsi elettrici a bassa intensità. La precisione è media, ma possono aiutare a monitorare i cambiamenti nel tempo.
4. Esami professionali:
• risonanza magnetica (RMN) o TAC addominale: sono i metodi più precisi per vedere direttamente quanto grasso viscerale c’è.
• DEXA scan (assorbimetria a raggi X): usato anche per misurare la densità ossea, fornisce una stima dettagliata della composizione corporea, incluso il grasso viscerale.
Perché è importante sapere se c’è grasso viscerale in eccesso?
Perché il GV è un organo endocrino attivo che:
produce citochine infiammatorie;
riduce l’adiponectina (un ormone che protegge i vasi sanguigni e regola l’insulina);
e attiva il sistema nervoso simpatico.
Cioè?
Produce sostanze infiammatorie, e interferisce con la regolazione della glicemia e della pressione arteriosa.
Una ricerca pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) nel 2024 ha analizzato oltre 19.000 persone attraverso risonanze magnetiche e marcatori metabolici.
Il risultato?
“Le reti cerebrali iniziano a destabilizzarsi già tra i 40 e i 60 anni, e il motore nascosto di questo processo è spesso la resistenza insulinica – alimentata proprio dall’eccesso di grasso viscerale.2”
In pratica? Quando l’insulina non riesce più a fare bene il suo lavoro (portare il glucosio nelle cellule), anche i neuroni restano “affamati”. E un neurone affamato, nel tempo, diventa pigro, instabile, lento.
Il cervello non invecchia solo perché passano gli anni: invecchia anche per il metabolismo
Un problema di zuccheri? …Anche di segnali, in questo caso, di quelli che hanno a che fare con il grasso viscerale, che non è una questione estetica o di peso e va ben oltre la grassofobia (quella che mette in piazza corpi scheletrici e ci porta ad abusare di pozioni e rimedi magici, tipo Ozempic, per capirci).
Il risultato?
Il grasso viscerale:
• aumenta la pressione arteriosa (soprattutto sistolica, quella “massima”)
• peggiora la sensibilità all’insulina
• spegne il dialogo tra intestino e cervello
E indovina da dove parte tutto questo? Dalla pancia.
La buona notizia: possiamo invertire la rotta
Sì, anche se abbiamo 45, 50 o 60 anni, non è troppo tardi.
Secondo la stessa ricerca, esiste una finestra critica tra i 40 e i 60 anni durante la quale è ancora possibile restabilizzare le reti cerebrali.
Come? Attraverso interventi mirati su dieta, esercizio e metabolismo.
Ecco cosa possiamo fare da subito:
1. Muoviamoci ogni giorno
L’attività aerobica quotidiana, anche leggera ma costante, riduce il grasso viscerale, migliora l’insulino-sensibilità e attiva il trasportatore GLUT4, che aiuta le cellule (anche cerebrali) ad assorbire glucosio anche senza insulina.
2. Mangiamo cibo vero, e lasciamo agli altri le pozioni magiche
Una dieta prevalentemente vegetale, con cereali integrali, legumi, verdure, frutta e pochi zuccheri semplici, riduce l’infiammazione sistemica, regola la glicemia e protegge il microbiota. E no, non serve diventare tutti integralisti: anche piccole modifiche fanno la differenza, se abbinate all’unico vero “segreto”: la costanza.
Ultimo spunto: lasciamo perdere le “pozioni magiche”3.
3. Facciamo pace con la nostra pancia
Il nostro intestino è la casa di 38 trilioni di esseri viventi: il microbiota. Se mangiamo male, viviamo sotto stress cronico - di cui ho parlato qui - o usiamo farmaci inutilmente (anche quelli per dimagrire), il microbiota si impoverisce. In pratica, diminuisce la sua varietà, fondamentale per l’equilibrio e quindi per la nostra longevità.
Quando il microbiota si impoverisce, aumenta l’infiammazione, si rompe la comunicazione con il cervello e anche il nostro umore può risentirne (leggi perché).
Quindi?
Mangiamo più fibre (scopri quali qui ), più cibi fermentati, e riduciamo il cibo ultraprocessato.
Ritagliamoci spazio per dormire e respirare. Non dormire abbastanza4 aumenta la fame, riduce la sensibilità all’insulina e favorisce, indovina?, l’accumulo di grasso viscerale. Anche la gestione dello stress, attraverso respiri profondi, passeggiate lente e/o meditazione, ha effetti misurabili sull’infiammazione e sul microbiota.
Ricordiamoci che la nostra testa non è da sola. Non è un’entità separata dal corpo, ma una parte del tutto e come tale, la nostra salute mentale dipende profondamente dalla salute metabolica. La memoria, l’attenzione, l’umore, la lucidità… tutto passa anche da quello che accade nella nostra bellissima e complessissima pancia.
Vuoi rallentare l’invecchiamento cerebrale?
Non guardare solo allo specchio. Guarda dentro la pancia. Falla parlare, ascoltala. E aiutala con ciò che conta davvero: movimento, cibo vero, sonno, respiro, e una vita più semplice. Perché okay, la tua testa starà invecchiando, ma la tua pancia può ancora salvarla.
Ricorda: l’eccesso di grasso viscerale è un grande predittore silenzioso di declino cognitivo e un cervello “affaticato” non è solo questione di età, ma di zuccheri, grassi, pressioni (sanguigne e mentali).
A cosa mi riferisco? Al trend di Ozempic e Munjaro, di cui ho già parlato, ma evidentemente non abbastanza…
“Brain aging shows nonlinear transitions, suggesting a midlife “critical window” for metabolic intervention” - Botond B. Antal, Helena van Nieuwenhuizen, Anthony G. Chesebro, +6 , and Lilianne R. Mujica-Parodi https://orcid.org/0000-0002-3752-5519 mujica@lcneuro.orgAuthors Info & Affiliations - Contributed by Ken A. Dill; received August 16, 2024; accepted January 13, 2025; reviewed by Peter Crawford and Mark P. Mattson - March 3, 2025 - 122 (10) e2416433122 https://doi.org/10.1073/pnas.2416433122
Parlo, di nuovo, di Ozempic et similia: in America li chiamano “la penna magica”, e in Italia le vendite sono aumentate del 60% nel solo 2024 (fonte: AIFA). Ma Ozempic è un farmaco pensato per il trattamento del diabete di tipo 2. Funziona perché mima l’azione del GLP-1, un ormone prodotto nell’intestino che segnala al cervello la sazietà e rallenta lo svuotamento dello stomaco. Mangi meno, ti sazi prima, perdi peso. Anche 15-20 kg in pochi mesi.
Perché “di nuovo”?