Stress o iperarousal? Le due facce della fatica emotiva
– Differenza tra stress e iperarousal: perché è importante per il benessere del tuo corpo, cervello, intestino?
Ci sono momenti nella vita in cui ci sentiamo sotto pressione: mille cose da fare, troppe preoccupazioni che si accavallano, il peso crescente delle responsabilità che ci schiacciano.
Ah dottore, con mia nuora incinta, e il budget di primavera, sapesse quanto stress…
Gualtiero non ce la fa: è troppo troppo troppo stressato…
Lo chiamiamo “stress”.
Tensioni più o meno quotidiane, grandi e piccole fatiche, stanchezza, pensieri pesanti e pressanti, tutto insieme dentro al secchio di una sola parola: stress.
Ma non è sempre stress.
A volte è iperarousal che è una faccenda diversa.
Distinguere le due faccende (in medichese: “condizioni”) è importantissimo per prenderci cura davvero del nostro benessere.
Che cos’è lo stress?
Lo stress è una risposta.
Non è una patologia, né un’afflizione o un cataclisma: è solo una risposta naturale e fisiologica a una sfida, una minaccia, o anche solo a un cambiamento.
Quando percepiamo una situazione come impegnativa, sconosciuta e/o incerta, il nostro corpo si prepara all'azione: accelera il battito cardiaco, aumenta la pressione, produce ormoni come adrenalina e cortisolo.
È un meccanismo antico, biologicamente progettato per aiutarci a sopravvivere e ad adattarci.
Ci stressa per salvarci la pelle, esattamente come ha fatto per centinaia di migliaia di anni.
50.000 anni fa ci avvisava di un possibile predatore troppo vicino alle nostre cosce seminude. Oggi, nella nostra vita comoda e sicura, ci avvisa per una scadenza, un colloquio, un esame, un imprevisto all’orizzonte.
Se lo stress rimane limitato nel tempo e troviamo poi uno spazio per rilassarci e recuperare, il sistema torna in equilibrio.
In questo senso, un certo livello di stress può persino essere utile, spronandoci a dare il meglio.
Il problema nasce quando questo stato di attivazione diventa la nostra nuova "normalità".
Che cos’è l’iperarousal?
L’iperarousal è qualcosa di diverso.
Non si tratta più di una semplice risposta a uno stimolo, ma di uno stato cronico di iperattivazione del sistema nervoso.
In iperarousal ci sentiamo costantemente all’erta, come se fossimo sempre pronto a reagire a una minaccia che, spesso, non è nemmeno concreta.
I sintomi più comuni che possiamo provare sono:
difficoltà ad addormentarci o sonno disturbato
irritabilità
tensione muscolare persistente
ipersensibilità ai rumori, agli stimoli
sensazione di "non riuscire mai a rilassarmi davvero".
A differenza dello stress "sano", che ha un inizio e una fine, l'iperarousal resta acceso in sottofondo, consumando lentamente le nostre energie mentali, emotive e fisiche.
Spesso può nascere da periodi prolungati di stress non risolto, da traumi, o da esperienze che hanno inciso profondamente sulla nostra capacità di sentirci al sicuro.
E non solo la mente ne risente: anche il nostro intestino paga il prezzo di questa attivazione cronica.
Il continuo stato di allerta influenza negativamente l'asse intestino-cervello, alterando la motilità intestinale, aumentando la permeabilità della barriera intestinale e favorendo disbiosi e infiammazione.
Il risultato è un circolo vizioso: più siamo iperattivati, più il nostro intestino soffre; più il nostro intestino soffre, più il sistema nervoso resta in stato di allerta.
Quando il corpo ricorda più il pericolo che la quiete
Un aspetto meno noto dell’iperarousal è che cambia il modo in cui memorizziamo le esperienze.
Il nostro cervello, guidato dall’amigdala in iperattivazione, tende a registrare con maggiore forza le esperienze negative, mentre lascia sullo sfondo quelle neutre o positive.
Questo meccanismo, se ai tempi dell’ambiente ostile, ci proteggeva, mettendoci facilmente in all’erta in caso di bisogno, oggi può diventare un problema perché finisce per condizionare anche la nostra mente predittiva, quella che interpreta il mondo e il corpo in base a ciò che ha già vissuto.
Se il nostro corpo ha imparato ad associare il disagio a ogni piccolo movimento intestinale, ogni segnale del nostro ventre può essere interpretato come minaccia.
E così, in condizioni come l'IBS, il corpo "si aspetta" il disagio anche quando fisiologicamente non ci sarebbe.
Recuperare la calma del sistema nervoso non è solo una questione emotiva: è un modo per insegnare di nuovo alla mente e al corpo che non tutto ciò che sentiamo è un pericolo.
Stress e iperarousal: perché è importante distinguerli
Capire se stiamo vivendo un episodio di stress o siamo entrati in uno stato di iperarousal è fondamentale.
Lo stress si risolve con pause, riposo e autocura.
L'iperarousal, invece, richiede un approccio diverso: non basta "prendersi un giorno libero".
Serve lavorare attivamente sul sistema nervoso, imparare a riportarlo verso uno stato di calma profonda.
Non riconoscere l’iperarousal può portare a:
esaurimento emotivo (burnout)
disturbi del sonno cronici
ansia generalizzata
aumento dei disturbi psicosomatici (mal di testa, dolori intestinali, alterazioni intestinali).
In altre parole, rimanere per troppo tempo in iperarousal logora lentamente la nostra salute.
Una metafora per capire meglio?
Immaginiamo il nostro sistema nervoso come una sveglia interna. Quando viviamo uno stress, la sveglia suona per avvisarci che c'è qualcosa a cui prestare attenzione. Quando il problema si risolve, la sveglia si spegne e possiamo riposare.
Ma nell'iperarousal, la sveglia continua a suonare anche quando non c'è più alcun pericolo reale. E il suono incessante finisce per disturbare tutto: il nostro sonno, la nostra concentrazione, persino il nostro modo di relazionarci con gli altri. E, nel tempo, disturba anche la comunicazione profonda tra intestino e cervello, alimentando sintomi gastrointestinali, stanchezza e malessere diffuso.
Come favorire il recupero
Se riconosci in te alcuni segnali di iperarousal, non è mai troppo tardi per intervenire.
Le strategie più efficaci non puntano solo a "calmare la mente", ma a riportare il corpo in uno stato di sicurezza.
Alcuni strumenti utili che posso consigliarti sono:
tecniche di respirazione lenta e profonda
pratiche di mindfulness e grounding
attività fisica moderata e regolare
cura del sonno e dei ritmi quotidiani
alimentazione equilibrata e anti-infiammatoria
relazioni sicure e supporto sociale
Piccoli gesti quotidiani possono aiutare a riprogrammare il sistema nervoso, un passo alla volta. E, di riflesso, aiutano anche il nostro intestino a ritrovare armonia e benessere.
Riconoscere la differenza tra stress e iperarousal è un atto di cura profonda verso noi stessi.
È un invito a non accontentarci di "resistere", ma a riscoprire cosa significa vivere davvero presenti, vitali, capaci di sentire il mondo senza esserne schiacciati. È anche e forse soprattutto, un invito all’accettazione.
Marco Aurelio la chiamava acceptatio rerum, l’accettazione della realtà così com’è. Non un invito a sopportare tutto in silenzio, ma una disciplina interiore. Un addestramento dell’anima a distinguere ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi.
Accettare è spostare lo sguardo.
Dalla lotta, alla presenza.
Dalla resistenza, alla disponibilità.
Dal controllo, al contatto.
Perché?
Perché la vita non si aggiusta tutta. Non subito. E a volte, non del tutto.
Ma accettare ci dà uno spazio di manovra. Una tregua.
Un respiro.
“La vita non è quello che ci accade — scriveva Marco Aurelio (che io ho citato qui e nel mio nuovo libro!) — ma come scegliamo di rispondervi.”
La fatica che senti non è una tua colpa.
È un segnale: e come tutti i segnali, merita di essere ascoltato con rispetto.