Patobionti intestinali all'attacco e cervello in modalità "Panic Room"
Cosa succede al cervello in caso di disbiosi intestinale e perché l'ansia può venire dalla pancia
Noi dell’Amigdala stiamo in mezzo.
Sempre in mezzo, perché è sempre a noi che il condominio dà la colpa per quasi ogni emozione spiacevole che sperimenta. Non lo fa apposta: è che quando i condomini umani si fissano con una certa convinzione, è molto difficile che poi cambino idea. E il nostro, che si chiama Francesco Fratto, non fa eccezione.
La cosa bizzarra è che questo condominio ha una discreta conoscenza del suo funzionamento e delle relazioni tra ogni piano del palazzo, tra batteri intestinali, cellule, organi, sistemi ed equilibrio generale. Non solo Francesco è un farmacista, ma è anche un Gut-Brain Coach, ovvero un umano che studia l’asse intestino-cervello e aiuta gli altri umani a far pace con le loro pance tormentate dalla sindrome dell’Intestino Irritabile.
Ha già pubblicato un libro che parla proprio dell’intestino, delle sue relazioni col benessere umano - “Intestino senza pensieri” - e sta ne rivedendo un altro che tratta di stress. Ogni settimana scrive un nuovo articolo per condividere le sue letture e qualche consiglio sul tema, con un blog che ha chiamato “In Gut We Trust”!
Questo per dire che Francesco sa benissimo che:
i nervi possono essere questione di pancia;
i cervelli umani sono due;
le occorrenze emozionali sono strettamente connesse al bilancio corporeo.
No, non ci stiamo lamentando.
Il nostro è un buon condominio: è ben tenuto, e soprattutto ben abitato.
Io e la mia famiglia abitiamo all’attico, nell’Amigdala, un appartamentino grazioso a forma di mandorla, tra la caldaia e l’archivio del palazzo. Casa nostra non è molto spaziosa, certo non è un derma, ma quelli son latifondisti… E comunque è grande abbastanza per diversi miliardi di cellule di svariati nuclei nervosi.
Accanto a noi, sempre all’attico, ci sono gli appartamenti dell’Ipotalamo (la “caldaia”) e quelli dell’Ippocampo (l’”archivio”). I primi gestiscono un sacco di cose, tra cui il termostato e la sazietà. Gli altri, in qualità di bibliotecari, lavorano in archivio, e per via del loro mestiere si ricordano tutto, ma proprio tutto, anche quello che il nostro caro condominio, Francesco, crede di essersi scordato.
Qualche settimana fa, per esempio, ho sentito girare una voce: Francesco doveva sottoporsi a un esame diagnostico ed essendo un po’ agitato, si diceva che fossimo proprio noi dell’Amigdala i responsabili delle sue paure.
In effetti, l’allarme ci era arrivato, e noi l’avevamo anche gestito, mandando poi i report in archivio (ovviamente dopo aver fatto il backup delle emozioni).
Tre giorni prima dell’esame, l’emozione che provava Francesco era l’ansia.
Tuttavia, la sua ansia, anche se giustificabile (visto che stava appunto per sottoporsi a un indagine medica), non aveva niente a che fare con l’esame, né con i possibili esiti: la faccenda che aveva generato l’ansia aveva invece a che vedere con la chiusura totale dell’intero attico e questo perché ai piani bassi era successo qualcosa.
Qualcuno aveva lasciato aperto il portone!
L’intero condominio aveva dormito male, e poi con un solo cucchiaio all’ora dell’aperitivo, aveva ingerito ben 432 patobionti.
Dalla barriera vascolare intestinale, gli ospiti indesiderati avevano raggiunto l’ascensore ematico, e con quello il fegato, e quindi noi all’attico. Di fronte all’attacco, come facciamo sempre, l’attico era quindi entrato in modalità “Panic room” e ci aveva isolato chiudendo ermeticamente la barriera. Per due interi giorni!
Il condominio si era sentito ansioso. I pensieri funesti avevano intasato le vie di comunicazione.
E se l’esame andasse male? Se il test fosse positivo? Se la diagnostica confermasse i miei sospetti e quelli del cardiologo?
Mentre Francesco rimuginava senza sosta, l’intero palazzo percepiva il suo malessere, manifestandolo a ogni piano, e involontariamente aggravandolo.
Più Francesco sentiva i sintomi fisici della preoccupazione e della paura e più si convinceva di essere in preda a un crescente disagio emotivo.
Due giorni esatti dopo l’attacco, l’attico aveva riaperto la Panic room e Francesco aveva affrontato il suo esame (quasi) dimenticandosi dell’ansia.
L’attacco dei patobionti era stato scongiurato.
Il racconto di oggi non parla solo dell’asse intestino-cervello e di come la barriera intestinale e quella encefalica siano connesse.
La metafora del condominio con un attico abitato da un nucleo nervoso parlante racconta anche un po’ di me, ed è una rielaborazione delle bellissime parole con cui la professoressa Maria Rescigno spiega il funzionamento delle nostre barriere contro gli agenti patogeni.
Maria Rescigno si è laureata in Biologia, ha lavorato nel dipartimento di Biochimica dell'università di Cambridge, ha conseguito il dottorato in Farmacologia e tossicologia a Milano, e si è specializzata in Biotecnologie applicate, prima di diventare professore ordinario all'università Humanitas e capogruppo presso l'ospedale Humanitas Research di Milano. Lei è stata la prima scienziata a dimostrare che le cellule dendritiche partecipano attivamente alla captazione batterica nell'intestino e all'esistenza di una barriera vascolare intestinale che assomiglia alla barriera emato-encefalica.
Nel suo “Microbiota geniale. Curare l'intestino per guarire la mente”, parla appunto di tre barriere: di quella intestinale, e delle due che proteggono il nostro cervello.
Barriera vascolare intestinale
Barriera emato encefalica
Barriera del plesso coroideo
Fino a non molto tempo fa, si pensava che il cervello fosse un organo “immuno privilegiato”, cioè chiuso da tutte le cellule, comprese quelle del sistema immunitario. Questo finché il gruppo di ricerca israeliano diretto dalla professoressa Michael Schwartz non ha scoperto che la Barriera del plesso coroideo (“Brain-Blood Cerebrospinal barrier” - BB-CSB) è in realtà molto più permeabile di quanto si credesse.
A tali studi, seguono le ricerche della professoressa Maria Rescigno che sono riuscite a dimostrare come dal plesso corroideo siano in grado di transitare anche molecole di grandi dimensioni. Non solo: la BB-CSB ha anche un’altra barriera che si attiva in caso di un attacco “dal basso”, la Barriera Vascolare del Plesso (PVB).
Siccome durante un’infiammazione intestinale la Barriera vascolare Intestinale diventa più permeabile (le sue maglie si allargano), la Barriera Vascolare del Plesso (PVB) si chiude per proteggere il cervello.
Per spiegare come accade, Maria Rescigno usa la metafora del condominio (che io ho ripreso).
Ecco le sue parole.
“Per comprendere meglio questa delicata dinamica, immaginiamo l’organismo come un condominio composto da molti appartamenti e la barriera intestinale come il portone d’ingresso: se il portone svolge in maniera corretta il compito di regolare l’accesso all’edificio tenendo fuori gli ospiti indesiderati e facendo passare solo quelli graditi, non sarà necessario chiudere a chiave le porte dei singoli appartamenti. Anche senza chiudersi dentro, si potranno dormire sonni tranquilli perché nel condominio ci sono solo ‘amici’. Al contrario, in presenza di infiammazione i ‘nemici armati’ scardinano il portone e, attraverso il circolo sanguigno (le scale), si propagano dall’intestino al fegato fino a raggiungere il cervello. Qui rilasciano un segnale alle cellule endoteliali del plesso (normalmente aperte per permettere al cervello di dialogare con il resto dell’organismo) che si modificano creando una barriera temporanea che si chiude ermeticamente, sbarrando l’accesso all’appartamento più importante del palazzo, il cervello1”.
Ecco perché diversi disagi di natura emotiva, tra cui appunto l’ansia, sono connessi alla salute delle nostre pance: se il microbiota è in disbiosi, le maglie della barriera intestinale si allargano, permettendo la fuoriuscita di agenti patogeni che dal flusso sanguigno (quello che ho chiamato “ascensore ematico”) raggiungono il fegato e poi il cervello, il quale si chiude per proteggerci dall’attacco.
L’ansia è solo uno dei possibili sintomi delle disbiosi e delle infiammazioni intestinali. Nel prossimo post parlerò degli altri, tra i quali la tristezza che può sfociare in depressione.