Se fallisci una volta, ci sta. “Errare è umano”, dicono. Ma se fallisci due, tre, quattro, cinque volte? E se fallisci otto volte?
Sono le prime ore del mattino e Lisa è già in laboratorio alle prese con un esperimento che in teoria doveva essere una passeggiata.
“Non ha senso” le dice un collega nel vederla con le mani nei capelli.
Lisa alza la testa.
“Come prego?”
“Non ha senso” ripete il collega ma prima che possa aggiungere altro, ecco che lei cambia immediatamente faccia e inizia a sorridere. Fino a un secondo prima, il suo viso dimostrava frustrazione, e invece ora Lisa ride.
“Sai che hai ragione? Hai proprio ragione: non ha senso!”
“Quindi abbandoni?”
“No, anzi…”
“Come no? Ma se hai appena detto che non ha senso, perché non molli?”
“Perché non sono io che ho sbagliato: non sono stata io a fallire”.
“Ah no?”
“No, per niente: l’esperimento è fallito perché era fallace in partenza!”
Durante le ricerche per la sua tesi di laurea, Lisa Feldman Barrett ha assistito a otto fallimenti consecutivi dello stesso esperimento, arrivando infine a capire che l’errore non era suo e quindi, da allora, ha iniziato a studiare il funzionamento delle emozioni con un approccio completamente nuovo.
Quando nel 2017, pubblica “How emotions are made” - come sono fatte le emozioni - la sua “nuova teoria delle emozioni” svela l’arcano, ossia come dice il titolo, racconta cosa siano davvero quelle che noi umani continuiamo a chiamare “emozioni”.
Emozioni?
Le emozioni sono “occorrenze”, cioè eventi che viviamo in risposta a cosa sta succedendo dentro al nostro corpo, sperimentandole in modo diverso a seconda di come stiamo.
Da neuroscienziata, Lisa Feldman Barrett ha dedicato la sua esistenza a interrogarsi sul perché le persone stiano tanto male, anche quando e dove potrebbero vivere meglio, molto molto meglio.
La vecchia storia del mondo difficile e delle emozioni complesse
È un mondo difficile: anche dove la vita è abbastanza facile e parecchio comoda, le persone soffrono.
Mentre scrivo questo post, più di 11000 persone sono morte nella striscia di Gaza, di cui il 68% erano bambini e donne1. La conta2 delle vittime della guerra di Putin, aggiornata nell’agosto 2023, ha superato quota 500.000. Quanto agli sfollati in fuga da conflitti e guerre, a settembre 2023 se ne contavano oltre 114 milioni, secondo il Mid-Year Trends Report dell’UNHCR, l’Alto Commissariato ONU per i diritti dei rifugiati. Nel frattempo, l’Europa ha affrontato Ciaran, una tempesta che ha provocato inondazioni e moltissimi disastri in diverse città.
Quindi sì, è un mondo difficile.
Eppure, anche dove non ci sono bombe, attentati, colpi di Stato, alluvioni e altre disgrazie, dove la gente può uscire di casa, avere accesso alla rete, al cibo, ai servizi sanitari, scegliere cosa dire e scrivere senza paura di essere censurata, imprigionata, uccisa, la verità è che le persone stanno COMUNQUE vivendo male.
Moltissima gente è preda di ansie e stress cronico. Per non parlare di chi è malato, di chi fa fatica a digerire, di chi litiga col proprio intestino…
Quanta? Quante sono le persone che stanno male? Secondo le statistiche, a livello globale, almeno tre su dieci.
Come in alto così in basso
Siccome ormai sappiamo che i cervelli sono due, e che quello in alto influenza quello in basso (e viceversa), è ora di riflettere sul nostro umore.
Quando stiamo male, soprattutto da tanto tempo, ci raccontiamo di vivere in un mondo difficile, anche se il nostro mondo (intendo il mondo di chi come me scrive al sicuro tra le mura di una casa riscaldata e confortevole) non lo è affatto, e di essere dunque preda di emozioni così complesse che non riusciamo a gestirle.
Ce lo possiamo raccontare perché è così che ce lo hanno sempre spiegato, predicando che le emozioni sono tutte uguali, in ogni paese e luogo del pianeta, a prescindere da contesto e cultura: il farmacista italiano di Portogruaro e il cacciatore-raccoglitore Hadza provano ed esprimono le stesse identiche emozioni che in entrambi scatenano le stesse identiche reazioni portandoli a scegliere tra attacco e fuga.
Su questa linea di pensiero si basa tutta la teoria classica delle emozioni e da essa, nel corso dei decenni, hanno poi preso vita indirizzi terapeutici, tecniche di comunicazione (come la PNL, Programmazione Neuro Linguistica), nonché decine di film, telefilm e serie Tv, come “Lie to Me”, la serie in cui il dottor Cal Lightman smaschera i colpevoli e le loro bugie osservando il linguaggio del corpo e la mimica facciale.
Peccato che questa teoria si basi su ricerche condotte in modo non sempre esente da distorsioni da scienziati che, pur di dimostrare le loro tesi, sperando che almeno fossero in buona fede, hanno di fatto manipolato gli esperimenti.
A sostenerlo è stata la stessa scienziata del mio racconto, Lisa Feldman Barrett, autrice di “How Emotions are Made”, uscito in Italia nel 2023, che ha riesaminato tutte le ricerche alla base della succitata teoria, arrivando a dirci anche che l’umore non è un’emozione, ma una proprietà della coscienza con noi 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Predizioni, non destino o DNA
Secondo la teoria classica, siamo così stanchi e angosciati perché abbiamo circuiti innati di lotta e fuga che vengono continuamente attivati da nuove minacce.
Stando a quella nuova, invece, di innato nel nostro cervello c’è davvero poco: tutto quello che lo compone è il risultato di predizioni, scelte, risposte, e adattamenti continui che ognuno di noi impara a mettere in atto.
Di fatto, il compito del nostro cervello è tenerci in vita risparmiando quanta più energia possibile mentre “supervisiona oltre 600 muscoli, bilancia dozzine di ormoni, coordina polmoni, cuore e altri organi, pompa il sangue a mezzo litro al minuto, digerisce il cibo, combatte le malattie e molto altro ancora”.
Risparmiare energia ha a che fare con il bilancio corporeo, in pratica il budget delle risorse. Per riuscirci e rimanere in pari col budget, il nostro cervello continua a fare previsioni su cosa sta per succederci fuori, dal e dentro al nostro corpo. Inclusa la pancia, chiaramente…
Il che significa che se il nostro intestino è irritato, o il microbiota è in disbiosi, quello che chiamiamo “umore” ne risente. Esattamente come raccontavo nel primo post - “E se i nervi fossero questione di pancia?”
Ma di come il cervello costruisce le nostre emozioni e di come questo possa influire sul benessere del nostro intestino, e viceversa, ne parleremo diffusamente nei prossimi post.
Per saperne di più:
”Come sono fatte le emozioni” di Lisa Feldman Barrett
Lisa Feldman Barrett è University Distinguished Professor di psicologia presso la Northeastern University, dove si occupa di scienze affettive. È direttrice dell'Interdisciplinary Affective Science Laboratory. Insieme a James Russell, è la fondatrice della rivista Emotion Review. Insieme a James Gross, ha fondato la Society for Affective Science.
Con piacere aspetterò di immergermi nella lettura.
…in attesa del prossimo post.
Complimenti