Luna era stanca. Così stanca da sentirsi calante. Dopo mesi passati a combattere i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (IBS) con diete restrittive e una montagna di integratori, si sentiva frustrata e priva di soluzioni concrete. Aveva eliminato tutto: glutine, latticini, fibre, e perfino la pasta di ceci che tanto amava. Ma niente, i suoi sintomi continuavano a ripresentarsi, senza tregua. Ogni volta che pensava di aver trovato una soluzione, l’IBS tornava a farsi sentire.
Un giorno, una sua amica le ha parlato di un metodo diverso, che non si concentrava solo su cosa mettere o togliere dal piatto, ma che considerava la persona nella sua totalità.
"Hai provato di tutto," le disse, "e ancora non ti vedo serena. Prova a fare due chiacchiere con il dott. Fratto: senti cosa ti consiglia. A me è servito. Con lui non parli solo di test, diete o integratori, ma di abitudini, emozioni e molto altro. Magari non si tratta solo di dipendere da una pillola o da qualche cibo particolare."
Così, Luna ha deciso di fare un tentativo.
Perché diete e integratori non bastano
Proprio come Luna, molte persone con sintomi intestinali si concentrano solo su alimentazione e farmaci, sperando che eliminare qualche alimento dalla dieta e aggiungere qualche rimedio acquistato in farmacia possa placare un intestino ribelle. E, per carità, seguire una dieta bilanciata è importante. Ma ciò che troppo spesso viene trascurato è la combo tra le abitudini quotidiane e le emozioni sui sintomi intestinali.
Non è raro che, pur facendo tutto "giusto" dal punto di vista alimentare, i sintomi continuino a presentarsi. Il punto è che l'IBS non è solo una questione di cibo o di azioni farmacologiche. C’è un legame profondo tra l'intestino, il cervello e le emozioni. Quando si considera solo una parte del problema, non si può sperare di ottenere risultati duraturi.
Come abbiamo più volte visto in questo blog esiste un legame speciale tra il nostro io-fisico e il nostro io-mentale.
Ogni volta che facciamo qualcosa per migliorare il nostro benessere fisico – come mangiare un pasto nutriente o fare una passeggiata – stiamo anche influenzando direttamente il benessere del nostro cervello.
E viceversa: ogni pensiero o emozione ha un effetto diretto sul nostro corpo. Ed è proprio questa connessione, spesso trascurata dalla medicina “ufficiale”1, che può essere sfruttata a nostro favore per gestire i sintomi intestinali in modo più completo. In fondo, non è nemmeno necessario rivoluzionare completamente il proprio stile di vita: piccoli cambiamenti su alcuni aspetti spesso trascurati possono fare una grande differenza.
Quando pensiamo all'IBS, siamo spesso portati a concentrarci su alcuni alimenti come se questi fossero i soli responsabili dei nostri disagi. Eppure, alcune delle abitudini che più sottovalutiamo – come un buon sonno, un'adeguata attività fisica e la gestione delle emozioni – possono avere un impatto enorme sui sintomi intestinali.
Il nostro corpo ha bisogno di mantenere un equilibrio energetico2 per funzionare al meglio. Mangiare bene, avere un sonno di qualità e fare attività fisica regolarmente sono le basi per mantenere questo “budget” in positivo. Se trascuriamo queste semplici abitudini, il nostro corpo inizia a spendere più energia di quanto ne accumuli, e questo squilibrio si riflette sulla nostra mente e sul nostro benessere emotivo.
Ma non è solo una questione di energia. Anche le emozioni giocano un ruolo cruciale. Ogni volta che viviamo un'emozione intensa, il nostro corpo e la nostra mente si parlano.
Il cervello non è progettato per renderci felici.
Il cervello fa previsioni continue per regolare le funzioni vitali come la respirazione, il battito cardiaco e la digestione, anticipando i bisogni del corpo sulla base delle esperienze passate e dei segnali provenienti sia dall’organismo che dall’ambiente circostante. Se queste previsioni non sono allineate con i reali bisogni del corpo, possono emergere sensazioni di malessere o tensione che spesso si manifestano fisicamente, in particolare nell'intestino.
Il cervello, infatti, cerca costantemente di "anticipare" gli eventi basandosi su segnali fisici ed esperienze passate, ma a volte può sbagliare le sue previsioni. Questo accade perché deve interpretare rapidamente ciò che sta succedendo e decidere come reagire. Per farlo, attinge alla memoria, ricostruendo dalle esperienze precedenti come affrontare la situazione attuale. Tuttavia, le sue previsioni non sono sempre accurate.
Ad esempio, se il cervello non è sufficientemente reattivo (pensa a quella sensazione che provi dopo una notte insonne) o è poco lucido (come dopo un pranzo abbondante), potrebbe commettere errori di previsione.
Un semplice aumento della frequenza cardiaca (che di per sé non è necessariamente un evento negativo) potrebbe essere interpretato come ansia, spingendoti a correre in bagno senza che ce ne sia realmente bisogno (ad esempio, come accade invece quando c’è la necessità di espellere un virus). Questa reazione crea un’esperienza emotiva spiacevole (vergogna, imbarazzo, disgusto…), il cui solo ricordo può, nel tempo, diventare fonte di preoccupazione, alimentando un circolo vizioso di ansia e sintomi intestinali.
Può sembrare illogico, ma non dal punto di vista del cervello, il cui obiettivo primario è garantire la nostra sopravvivenza. Se in passato, dopo la sequenza "battito accelerato-sensazione di disagio-scarica di diarrea", ci siamo ripresi e siamo sopravvissuti alla situazione, il cervello riterrà di aver svolto correttamente il suo compito.
Come dico spesso ai miei clienti, il cervello è progettato per farci sopravvivere, non per renderci felici. Questo può portarci a sviluppare risposte automatiche disfunzionali che, pur essendo utili in situazioni di pericolo, diventano controproducenti nella vita di tutti i giorni.
Ed è proprio qui che entra in gioco il legame tra emozioni e intestino. Ormai sappiamo bene che l'intestino, che non a caso è spesso definito il "secondo cervello", è estremamente sensibile agli stati emotivi.
Stress, ansia o persino una semplice preoccupazione possono scatenare o peggiorare i sintomi dell'IBS.
Le emozioni attivano il sistema nervoso autonomo, che regola funzioni come la motilità intestinale e la digestione.
Ma c’è un aspetto positivo che viene spesso sottovalutato: possiamo allenare la mente a gestire meglio le emozioni e, di conseguenza, influenzare direttamente il nostro benessere fisico. È qui che entra in gioco la granularità emotiva, un concetto chiave per la gestione delle emozioni.
La granularità emotiva: capire e decostruire le emozioni
Spesso tendiamo a categorizzare le nostre emozioni in modo molto semplice: siamo felici o tristi, ansiosi o rilassati. Ma questo approccio limitato non ci aiuta a gestirle efficacemente. La granularità emotiva – la capacità di distinguere tra diverse sfumature emotive – può invece avere un impatto enorme sul modo in cui viviamo le nostre esperienze.
Quando impariamo a leggere e decostruire le nostre emozioni, possiamo affrontarle in modo più consapevole e trasformarle in qualcosa di gestibile. Ad esempio, un battito cardiaco accelerato può essere interpretato come ansia, ma anche come eccitazione o anticipazione di una situazione sfidante. Questa semplice ricategorizzazione emotiva può fare la differenza nel modo in cui il nostro corpo reagisce.
Imparare a dare un nome più preciso alle nostre emozioni e a riconoscere le loro sfumature aiuta il cervello a fare previsioni più accurate su come gestire lo stress e le situazioni difficili. Questo processo riduce la tensione e migliora la capacità del corpo di affrontare i sintomi dell'IBS.
Lavorare su sè stessi per migliorare il benessere intestinale
Con Luna abbiamo lavorato proprio su questi aspetti, facendo sì che imparasse a ricalibrare alcuni lati del suo carattere, in particolare il suo desiderio di controllo (incluso quello sull'intestino), che contribuiva ad alimentare un circolo vizioso di tensione emotiva e sintomi intestinali. Per facilitare il suo percorso, abbiamo anche stabilito l'importanza di rivedere molte delle sue abitudini legate al sonno per permetterle di dormire un numero sufficiente di ore. La qualità del sonno è infatti cruciale per ridurre l'eccitabilità del sistema nervoso. Nel caso di Luna, questo ha permesso di alleviare il suo carico emotivo, contribuendo a una gestione più efficace dei sintomi.
Quindi, se stai affrontando la tua battaglia contro i sintomi dell'IBS, non focalizzarti solo su alimentazione e integratori. Certo, una dieta equilibrata è importante, ma è altrettanto fondamentale non trascurare il ruolo del sonno e dell'attività fisica. Questi fattori aiutano il tuo cervello a rimanere più lucido e a fare previsioni più accurate. E, soprattutto, impara a gestire meglio le tue emozioni. Ricorda che corpo e mente sono profondamente interconnessi: migliorare il tuo benessere mentale si rifletterà positivamente anche sul tuo intestino.
Piccoli cambiamenti nella tua routine quotidiana possono fare una grande differenza. Dormire meglio, ritagliarti del tempo per te stesso e sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva sono passi semplici ma essenziali per gestire i sintomi dell'IBS in modo più completo e duraturo.
L'importanza di un approccio integrato con il supporto di un coach
Il controllo dei sintomi dell'IBS non dovrebbe infatti limitarsi a interventi isolati con diete o farmaci. Un approccio olistico che includa igiene del sonno, attività fisica e gestione delle emozioni è la chiave per un benessere duraturo. Tuttavia, lavorare su questi aspetti da soli può essere complesso. Ecco perché affidarsi a un coach può fare la differenza: un professionista non solo ti aiuta a migliorare il tuo stile di vita, ma ti insegna anche come gestire meglio le tue emozioni. Questo ti permette di creare abitudini più sane, consapevoli e sostenibili, con un impatto positivo sia sulla tua mente che sul tuo intestino.
La connessione mente-corpo non è un mito: ogni piccolo cambiamento che implementiamo nella nostra vita fisica si riflette sul nostro stato mentale e viceversa.
Con il supporto di un coach, puoi imparare a padroneggiare le tue emozioni e a mantenere in equilibrio il tuo "budget corporeo", affrontando non solo i sintomi dell'IBS ma vivendo in modo più sereno e consapevole.
Scrivendo “medicina officinale” non intendo sottolineare una presunta (ed inutile) dualità tra quest’ultima e la medicina “alternativa”. Per me esiste infatti una sola medicina: ovvero quella che ha solide evidenze scientifiche. Il problema che voglio evidenziare è che molta della medicina “officinale” a cui normalmente le persone si possono affidare non ha il tempo materiale (e talvolta la pazienza) di rendere consapevoli i pazienti di alcuni meccanismi dimostrati dalla scienza di come le nostre abitudini e le nostre emozioni siano in grado di influenzare il benessere del nostro corpo.