Qualunque cosa mangi uccide qualcuno?
L'impatto invisibile delle nostre scelte alimentari sull'inquinamento da ammoniaca
La risposta è sì. Suona strano, ma è così, a prescindere dalle scelte alimentari con le quali mi identifico.
Se sono vegano, mangio solo vegetali: niente uova, zero latte mammifero, nessun prodotto animale.
Se sono vegetariano, escludo gli animali, ma non i loro derivati.
Se sono un onnivoro urbano, di quelli contemporanei che hanno un blog, una o più automobili, e diversi apparati elettronici, mi nutro di tutto ciò che trovo al supermercato e al bar sotto l’ufficio, cibo pronto e non, confezionato, implasticato, addizionato per spingermi a ricomprarlo e rimangiarlo. E poi a mettere su peso, nonostante la Diet Culture1…
Se sono un onnivoro silvano, mangio quello che trovo, quando riesco a trovarlo e fermarlo: bacche, radici, erbette, e prede animali vecchiotte o per lo meno distratte.
In tutti e quattro i casi, a prescindere dalla mia scelta, per nutrire me qualcuno muore. Muore l’aragosta pescata a mano, muore il grande tonno finito nelle reti della pesca a strascico, e spesso anche il delfino sbadato (o solo sfortunato), muoiono gli animali lenti e grassi allevati in batteria, quanto quelli liberi e magrissimi.
Per nutrirmi, uccido sempre e comunque, anche se sono vegetariano. Anche se sono vegano, perché le erbette, le radici e le bacche muoiono, visto che prima di finire tra le mie fauci erano vive. Quindi uccidono anche i pochi popoli della terra che ancora vivono di ciò che cacciano e raccolgono.
La differenza è che rispetto ai cacciatori-raccoglitori, i primi tre non si limitano ad ammazzare, ma inquinano.
Se sono onnivoro e mangio cibi che provengono dalla grande distribuzione, devo sapere che ciò che nutre me non solo muore per me, ma prima di morire, ha vissuto una vita infame, schiacciato in pochissimo spazio, rimpinzato di antibiotici e alimenti ingrassanti, spruzzato da antiparassitari, annegato dai veleni. Non sto parlando solo dei polli, o di svariate dozzine di salmoni fucsia per ogni metro quadro della vasca che i suddetti chiamavano “mondo”. Parlo di qualsiasi cibo, inclusi i vegetali.
Se sono vegetariano e vegano, devo infatti sapere – ripeto, “devo” – che per nutrire me sono stati spazzati via interi ecosistemi – miliardi e miliardi di vite - in modo da far spazio alle distese di soia che diventeranno formaggini e hamburgerini, a quelle di insalate, fagiolini, carote, patate, e altre creature viventi sopra e sotto terra. Distese che a loro volta richiedono all’industria agricola l’utilizzo di sistemi che rendano efficiente la coltura.
Le scelte alimentari degli umani urbani e para-urbani sono quasi tutte venefiche.
E lo sono su due fronti: quello generale, che avvelena il pianeta, e quello individuale, che avvelena loro, cioè noi, entrando nel corpo attraverso l’aria satura di schifezze, sotto forma di microplastiche (ne abbiamo parlato qui2 e qui), antibiotici, antiparassitari spruzzati sulle insalate, e ammoniaca.
I prodotti agricoli non sono meno inquinanti. Non lo sono per l’ambiente, e non lo sono per noi. Tutt’altro.
Prendiamo l’ammoniaca. Nelle regioni agricole, è stato dimostrato che i livelli di ammoniaca sono quattro volte più elevati rispetto a dove non ci sono coltivazioni.
Lo studio è irlandese, pubblicato dall’University College di Dublino3, analizzando sessantanove set di dati provenienti da Finlandia, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito e relativi a vari tipi di siti, tra cui industriale (IND, 8), traffico (TR, 12), urbano (UB, 22), suburbano (SUB, 12) e fondo regionale (RB, 15).
Cosa dice lo studio?
L'agricoltura4 produce l'80% dell'ammoniaca presente nell'aria che, reagendo con le emissioni del traffico, inquina l'aria e danneggia la salute e gli ecosistemi.
Il problema è a tutto tondo, o – come andava di moda dire fino a qualche anno fa – “a 360 gradi”.
L’ammoniaca fa male al mondo nel quale abitiamo.
Fa male al regno vegetale, come ha detto Jenny Hawley, responsabile delle politiche dell'associazione di beneficenza Plantlife: "Le emissioni di ammoniaca stanno devastando le piante selvatiche, i licheni e i funghi dei nostri prati antichi, dei boschi autoctoni e di altri habitat della fauna selvatica".
L’ammoniaca fa malissimo a noi che la respiriamo.
Anche a chi di noi abita in campagna, dato che i ricercatori hanno riscontrato un aumento dell'asma tra i bambini che vivono in prossimità di zone agricole e anche di siti in cui vengono allevati suini.
Per chi poi abita in città5, la situazione peggiora perché l’ammoniaca si combina con i gas di scarico e con quelli dell’industria dando vita all'inquinamento particellare, il che in Europa crea fino alla metà dell'inquinamento totale.
È una strada senza uscita? Qualunque sia la mia scelta alimentare, danneggio il pianeta e me stesso?
Un’alternativa ci sarebbe. Ma è scomoda, parecchio, e altrettanto costosa.
Si tratterebbe di scegliere meglio, riducendo il cibo acquistato dalla grande distribuzione, e preferendo invece quello dei piccoli produttori che non arrivano a scaffale perché non possono permetterselo.
Dovrei avere il tempo di trovarli, questi piccoli produttori. Di scoprire dove sono, chi sono e come producono i loro prodotti. Di andare a fare un giro nelle mini-fattorie e mini-coltivazioni, e incontrare le persone che hanno fatto scelte poco redditizie ma parecchio salutari.
…Come il mio amico Thomas6 che ha deciso di produrre uova a partire da galline felici, che zampettano comode, coccolate dalla musica, nutrite con alimenti allevati e coltivati da lui stesso.
Poi dovrei rinunciare a tutti i cibi pronti. O almeno limitarli il più possibile. Dovrei preparare da me buona parte dei miei nutrienti, evitando gli additivi dell’industria alimentare.
Già, sarebbe bello…
Bello e impossibile, mi viene da dire, mentre il mio occhio mentale corre alla lista delle cose da fare (e a quella delle cose fatte…): troppi impegni, troppe scadenze, troppa pressione. Ma anche troppa abitudine alla comodità della vita moderna che da un lato mi logora (ci logora), dall’altro mi permette di ordinare pizza e poke dal telefonino, direttamente dal divano, senza quasi staccare gli occhi da Netflix.
Mentre ci penso, e cerco una strada che non richieda troppi privilegi, ho un consiglio da condividere. Anzi due.
Ecco il primo.
Almeno in casa, possiamo provare a ridurre l’ammoniaca presente nell’aria.
Come?
Con le piante pulitrici7, tra cui l’Anturio, che può assorbire circa 10 microgrammi di ammoniaca all’ora, oltre che ridurre la presenza nell’aria di formaldeide, toluene e xilene.
Il consiglio numero due invece riguarda un approccio specifico alla vita nella sua interezza.
“Hamna Shida”
…Hamna che?
Hamna shida, che sta per: prendiamo ciò che ci capita con quanta più leggerezza possibile.
Ne riparleremo.
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[https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412024001053]
I ricercatori hanno scoperto che nelle regioni agricole l’ammoniaca è in media quattro volte maggiore rispetto alle altre aree.
Oltre l'80% dell'ammoniaca che si diffonde nell'aria proviene dall'agricoltura, in particolare dai fertilizzanti azotati e dai rifiuti animali.
L'ammoniaca in prossimità di strade trafficate è risultata più alta di circa il 40% rispetto ad altre zone delle città, a causa delle emissioni dei gas di scarico di diesel e benzina. Era inoltre maggiore al mattino, forse a causa delle maggiori emissioni quando i motori a benzina vengono avviati a freddo. Questo può produrre direttamente l'inquinamento da particelle.
Le altre piante pulitrici da tenere in casa, addirittura in camera da letto, che puliscono l’aria, citate in “Intestino senza pensieri” sono:
Sanseveria: le sue foglie assorbono la formaldeide, una sostanza contenuta anche in tantissimi detergenti usati in casa per la pulizia.
Falangio: originaria del Sudafrica, conosciuta come Pianta Ragno, o “Nastrino”, secondo uno studio della NASA, poi convalidato dalla State University di New York, è in grado di rimuovere dagli ambienti domestici sostanze nocive come il monossido di carbonio (prodotto in seguito alla combustione di tabacco, metano, benzina e carbone), e lo xilene (sostanza tossica usata in molti materiali tra cui cuoio, gomme e vernici).
Edera Comune: assorbe grandi quantità di formaldeide e aiuta a ridurre la muffa nell’aria fino al 94%.
Aloe Vera: elimina il benzene e la formaldeide.
Spatifillo è in grado di rimuovere dall’aria fino a 19 microgrammi all’ora di acetone.