Menopausa: il sequel
Menopausa, perimenopausa, flora batterica e flavonoidi per simulare la produzione di estrogeni e proteggere l'epitelio
Oggi parliamo ANCORA di menopausa – ormoni – microbiota: variazioni ormonali, relazioni tra menopausa e flora batterica, e possibili contromisure dal regno vegetale.
AVVERTENZA. Se tu che leggi non sei interessato al tema, magari perché ritieni non ti riguardi, salta pure alla nota a fondo pagina1 e poi torna a fare qualunque cosa stessi facendo…
Dove eravamo rimasti? Dopo una vita passata a litigare con gli sbalzi ormonali - acne, spotting, cefalee e quant’altro - ecco arrivare la menopausa. Estrogeni e progesterone, i Ridge e Brooke Forrester de’ noialtri, smettono di inseguirsi e abbandonano la nave. Senza la coppia che scoppia (il follicolo durante l’attività ovarica), il nostro microbiota perde di nutrimento, impoverisce e smette di riciclare ormoni.
Ne parlavamo nel post “Menopausa, ormoni, microbiota: perché serve più ricerca2”.
Okay, il microbiota non smette del tutto il riciclo ormonale, ma rallenta.
Il punto è che il peggio deve ancora venire, tant’è che oggi parliamo di TRASLOCAZIONE intestinale.
TRASLOCAZIONE? Una parola che inizia per T di Trauma e Trasloco.
La traslocazione di cui ci occupiamo riguarda il momento in cui i nostri batteri intestinali, insieme a microbi e sostanze chimiche, finiscono nel flusso sanguigno.
Escono dalla loro “vecchia” casa e ne vanno a occupare abusivamente un’altra, ossia la circolazione, causando diverse infiammazioni, quando non patologie anche gravi, come diabete, cancro, o malattie cardiache.
Di norma, questa traslocazione è impedita da due fattori:
1. Da uno speciale sistema difensivo interno;
2. E, soprattutto, dall’epitelio.
EPITELIO?
L’epitelio intestinale è uno strato di cellule (enterociti) che fanno da barriera verso l’ambiente esterno.
A cosa serve l’epitelio? A far passare le sostanze buone, ovvero i nutrienti, e filtrare quelle cattive come i patogeni, gli allergeni, eccetera.
Queste cellule dell'epitelio intestinale sono disposte come una palizzata che si erge tra il sistema immunitario intestinale e il microbiota. Per usare una similitudine possiamo pensare ai gate di controllo in aeroporto: i passeggeri vengono osservati e valutati; se è tutto in regola possono procedere, altrimenti niente da fare.
Tale funzionalità è garantita dalle cosiddette tight junctions (TJ) o giunzioni strette che sono in grado di variare gli spazi tra le cellule: quando gli spazi si chiudono, nessuna molecola può passare; viceversa quando sono aperte, il transito è senza controllo.
In pratica, l’epitelio intestinale è una specie di “DOMOPACK” a tenuta stagna che però a un certo punto, per diverse ragioni, può diventare un po’ meno stagno…
Tornando alla menopausa (ma anche prima, già in peri-menopausa), la diminuzione degli ormoni sessuali potrebbe concedere a liquami e batteri una via d’uscita extra, in una correlazione nuova e ulteriore.
A chi dare la colpa?
All’estradiolo.
Estradiolo?
Il “tizio” che tra le altre cose si occupa di mantenere tesa e florida la nostra pelle.
Alcuni studi dimostrano infatti come l’estradiolo sia in grado di rafforzare la barriera intestinale aiutando le cellule impegnate nella produzione di muco per l’epitelio.
Dunque, siccome l’estradiolo rafforza la palizzata, quando il nostro organismo ne produce di meno, la palizzata si indebolisce.
Ecco perché la menopausa e la relativa diminuzione degli estrogeni portano conseguenze che toccano il nostro benessere per intero: senza il dovuto apporto di ormoni sessuali la permeabilità del nostro epitelio, la resistenza dello strato che divide i batteri (buoni e cattivi) nel nostro intestino dal flusso sanguigno, finisce per assottigliarsi drasticamente.
E al minimo strappo: ciò che è dentro rischia di finire fuori e ciò che è fuori dentro.
Ma poi, in sintesi, cosa c’è all’interno dell’intestino una volta che inizia la menopausa? Come cambia il nostro microbiota quando gli ormoni sessuali se ne vanno e l’epitelio diventa più fragile e quindi la traslocazione una minaccia concreta?
Una cosa sembra certa: dopo la menopausa, il microbiota intestinale di donne e uomini diventa molto simile. Molti batteri aumentano, molti altri diminuiscono. È questo il caso degli Ruminococcus, capaci di fermentare le fibre nell'intestino e produrre acidi grassi a catena corta (SCFA) i quali, a discapito del nome, ci fanno bene in tanti modi. Meno Ruminococcus, ad esempio, vuol dire livelli maggiori di infiammazione e chili in più.
Senza contare che dopo una certa età, dopo aver intrapreso il cammino nella selva oscura che è la menopausa (che, non perdo occasione di ribadire, andrebbe rischiarata con conoscenza e informazione), anche le nostre ossa non se la cavano bene. È così che l’osteoporosi, la condizione che rende il nostro sistema scheletrico più fragile e debole, ci colpisce di più proprio quando salutiamo il nostro ultimo ciclo mestruale. E può sembrare controintuitivo, ma sono ancora loro, i batteri intestinali, a avere un ruolo fondamentale nel mantenimento del nostro sistema scheletrico.
Ora, il lungo elenco di motivi per cui temere la menopausa peggio dell’afa estiva per Studio Aperto è finito.
Una possibilità c’è. E viene dagli isoflavonoidi che sembrano funzionare bene come controfigure, se attivati dai giusti batteri intestinali (ebbene sì, ancora loro!), che li convertono a composti simili agli estrogeni.
A livelli di estrogeni (veri) bassi, gli isoflavonoidi entrano in azione e forse, questo è quanto la ricerca ci dice oggi, iniziano a fare le loro veci.
Isoflavonoidi?
Chiamati anche ISOFLAVONI, sono un gruppo di composti polifenolici con azione antiossidante. In particolare, il termine isoflavoni si riferisce a tre molecole (genisteina, daidzeina, gliciteina) presenti in un ampia varietà di alimenti, in modo particolare nei prodotti a base di soia.
Gli isoflavoni possono legarsi ai recettori degli estrogeni nel corpo, aiutando a bilanciare i livelli ormonali, specialmente durante la menopausa.
Ma non solo: gli isoflavoni sembrano in grado anche di migliorare la salute del cuore riducendo il colesterolo LDL e migliorando la funzione endoteliale. La genisteina, in particolare, ha mostrato potenziali effetti antitumorali, inibendo la crescita delle cellule tumorali e promuovendo l'apoptosi. Inoltre, studi recenti suggeriscono che gli isoflavoni possano influenzare positivamente la salute mentale, riducendo i sintomi di ansia e depressione associati ai cambiamenti ormonali.
Sembra quindi che gli isoflavoni possano agire in modo versatile e benefico per il nostro organismo.
L’azione simil-estrogenica, in particolare, ci può permettere di tornare:
a un microbiota vario e sano;
a una barriera intestinale meno permeabile;
a un livello di infiammazione sotto controllo.
Non male eh?
Tuttavia, è importante sottolineare che gli isoflavoni non producono gli stessi effetti benefici su tutti gli individui. La loro efficacia può variare notevolmente a seconda di fattori genetici, della composizione del microbiota intestinale, dello stato ormonale, dell'età e delle abitudini alimentari e di vita.
Ad esempio, solo una parte della popolazione è in grado di convertire efficacemente gli isoflavoni in composti attivi come l'equolo, fondamentale per i loro effetti simil-estrogenici. Pertanto, mentre gli isoflavoni possono offrire significativi benefici per la salute, questi non sono garantiti per tutti.
Inoltre, è anche importante sottolineare che gli isoflavoni possono interferire con la funzione tiroidea, specialmente in individui con problemi tiroidei preesistenti, poiché possono influenzare l'assorbimento della tiroxina (ormone tiroideo sintetico) e alterare i livelli degli ormoni tiroidei.
Insomma… seguire uno stile di vita sano è ancora una volta fondamentale per aumentare le probabilità che questi composti ci possano dare effettivamente una mano anche per quanto riguarda i sintomi della menopausa.
Per ora è quanto.
La speranza è nel futuro.
O meglio, è quanto di buono potremmo fare per il nostro futuro. Tutto sta alla ricerca sulla menopausa che ha il potere (e il dovere) di fornirci aggiornamenti sul tema.
Ricordando che, a partire dai 50 anni la proporzione tra uomini e donne cambia in favore delle donne, che dopo i 55 questa disparità aumenta ulteriormente, e continua a farlo a 60, 65, 70 anni, fino a differire di quasi un terzo attorno ai 75 (e poi crescere ancora e ancora e ancora fino a un pianeta di soli cromosomi x).
Cosa significa questo?
Che non solo la popolazione mondiale sta invecchiando (come già detto la scorsa settimana quando ci chiedevamo perché non spendere qualche soldino in più per la ricerca sulla menopausa) ma che più invecchia e più la percentuale femminile aumenta. E quindi, di nuovo, perché non spendere questi benedetti dù spicci a riguardo?
Molta più ricerca, molta molta più informazione, molta molta molta molta più risonanza al tema.
Concludo questo bittico di post (ma credo proprio che torneremo presto a discutere di menopausa e dintorni) con un ammazzacaffè in versione test di logica avanzata.
Pensiamoci come un nevo sull’ammasso di carne e ossa che è il mondo intero. Facciamo di tutta l’erba un fascio e chiediamoci:
se siamo più anziani di ieri, se nella categoria over siamo più donne che uomini, se quindi, come ampiamente dimostrato, i nostri batteri intestinali sono in libera uscita, gli ormoni sessuali desaparecidos e la disbiosi avanza, come stiamo messi?
Risposta esatta: un purè.
Più deboli, più stanchi, più esposti a patologie, oltre che ovviamente, meno disponibili, meno gentili e nel migliore dei casi di umore pessimo. E no, non è un caso che l’elenco qui sopra sia scritto senza l’uso del genere femminile, perché questo post, scritto da un uomo, è riservato al genere umano per intero, compreso chi pensa di non esserne toccato…
Fonte: How does your gut microbiome change during menopause?
ERRATA CORRIGE: questo articolo è riservato al genere umano e che tu sia maschio, femmina, fluido, Cisgender, Agender, o transgender, ti riguarda.
Menopausa, ormoni, microbiota: perché serve più ricerca
Oggi parliamo di menopausa – ormoni – microbiota: variazioni ormonali, relazioni tra menopausa e flora batterica, e relativi impicci. AVVERTENZE: questo articolo è riservato alle femmine; se sei un maschio, ti è concesso leggerlo se e solo se ti interessa capire come funziona quell’universo complicatissimo che ti assomiglia solo nella forma.