L'esperto rivela che gli esperti possono nuocere
Il dottor Rangan Chatterjee e l'invasione degli influencer sulla salute: come orientarsi in un mare di pareri contraddittori.
“I consigli degli esperti possono nuocere.”
Questo è il super concentrato del primo capitolo di “Make Change that lasts”, l’ultimo libro1 di Rangan Chatterjee, un medico britannico che parla in Tv e in radio, ha un bellissimo podcast, e anche un programma tutto suo che si chiama “Doctor in the House”.
Esatto: “i consigli degli esperti possono farci più male che bene”, addirittura per il solo fatto di essere entrati in contatto con noi.
A volte, sembra infatti che sia sufficiente leggerli, come infatti racconta il dottor Rangan riportando il caso di una signora che a un certo punto, dopo aver letto il parere di un esperto, si era convinta di vivere in un matrimonio bianco.
Ecco la storiella.
La signora entra nello studio del dottore e la prima cosa che gli dice è che è sconvolta perché la sua vita è appena andata in pezzi.
La donna è sulla quarantina, madre di quattro figli, ed è la moglie di un tizio con cui fino a prima del suddetto articolo credeva di essere felice. Ci credeva nel senso che era proprio convinta…
Almeno fino al giorno in cui la signora non era incappata in un articolo di un esperto, nella fattispecie un sessuologo, uscito su un quotidiano parecchio serio, e ciò che aveva letto l’aveva costretta a mettere in discussione il suo rapporto col marito e perfino sé stessa.
L’esperto sosteneva che le coppie che si accoppiavano meno di 10 volte l’anno fossero appunto intrappolate in un matrimonio “bianco”, un no-sex-marriage.
“Mi disse che lei e suo marito erano felici e che, alla soglia dei quarant'anni, non sentivano un particolare bisogno di fare sesso così spesso. Ma quell'articolo di giornale l'aveva portata a sentirsi come se stesse fallendo. Lei e suo marito avevano iniziato a dubitare della loro relazione. Avevano iniziato a confrontarsi con una fantasia di matrimonio ideale che in realtà non li riguardava. Leggere i consigli di quell'esperto di sesso aveva danneggiato davvero il suo matrimonio e la sua immagine di sé.”
Il dottore usa lo storytelling per introdurre la sua preoccupazione per la recente nonché crescente invasione di esperti. Siccome lui si occupa di salute, si limita a osservare quelli parte del suo clan: centinaia, migliaia di voci in tema benessere e dintorni che si sovrappongono, spesso contraddicendosi l’un l’altro. Risultato? Chi ha bisogno di aiuto fa sempre più fatica a capire quale voce seguire. In pratica, a chi dare retta.
L’invasione degli esperti
Per essere precisi, Rangan la chiama “esplosione”, ma il mio correttore interno preferisce “invasione” perché è di fatto ciò che sta continuando ad accadere.
Nel momento in cui chiediamo a Google una cosa che ci interessa, è come se bussassimo alla porticina del Cerbero tricefalo che sonnecchia nell’algoritmo. Fino a un istante prima, a Cerbero ronfante, l’algoritmo ci manda news sul trapano a percussione guardato per sbaglio due mesi fa, e i reel di quelle due o tre cosucce che ci piacciono tanto.
Poi, digitiamo #LaDomanda, una qualsiasi, su un’altrettanto qualsiasi piattaforma, ed ecco che Cerbero si sveglia.
“Okay, quindi basta trapano?”
“Basta.”
“Niente gattini?”
“Magari dopo…”
“Okay, okay, se vuoi sapere come perdere peso, essere più felice, sgonfiare la pancia a tamburo, fare bene la cacca, ecc. ecc., allora ti chiamo gli esperti!
Anzi, i super esperti. Quelli veri: gli scienziati, i ricercatori, gli studiosi; ma anche quelli improvvisati, magari con migliaia di follower (quando non milioni) che pendono dalle loro labbra.
Il problema messo in luce dal dottor Rangan non è tanto l’affidabilità dei suddetti esperti e dei relativi consigli. Anche un NON-SCIENZIATO può dispensarne e spesso lo fa. È il fatto che ce ne siano troppi. E che, oltre a essere troppi, i loro consigli siano spesso l’uno in contraddizione con gli altri.
“Ci siamo evoluti per sopravvivere e prosperare in tribù nomadi in cui c'era un piccolo numero di persone da cui imparare” scrive sempre il dottor Rangan nel suo libro.
Come specie, abbiamo da sempre bisogno di consigli e da sempre andiamo a cercarli da figure che riteniamo più autorevoli di noi. “Siamo inconsciamente programmati per identificare le persone che sembrano sapere di cosa stanno parlando e imparare da loro ciò che possiamo.”
Nella nostra storia pre-stanziale, quella di noi puzzolentissimi nomadi, raccoglitori e cacciatori, e per qualche altro migliaio di anni, ci siamo rivolti ai membri boomer del club, gente sopra i trenta inverni, per capirci.
Per esempio, 12.000 anni fa, davanti a un fungo che non conoscevamo, prima di raccoglierlo e mangiarlo, chiedevamo a qualcuno con più esperienza di noi.
“Scusa il disturbo, venerabile cercatore anziano, non è che per caso conosci questo fungo fluorescente?”
“Sì che lo conosco. Questo fungo noi lo chiamiamo Chi-Lo-Mangia-Spesso-Muore.”
“Non ho capito, venerabile. Muore chi lo mangia spesso o spesso chi lo mangia muore?”
Nell’indecisione, meglio non mangiarlo e basta.
Col mal di pancia, stessa storia.
“Venerabile guaritrice, io soffro e faccio la cacca a spruzzo. Cosa devo fare?”
“Vai a caccia e prendi una capra, poi non mangiare niente per due tramonti ma bevi solo acqua calda con dentro foglie di menta.”
“Scusa, venerabile, ma se non devo mangiare, a cosa serve la capra?”
“Al dio degli sfinteri che esige il tuo sacrificio: tu portamela e vedrai che starai benone.”
Avanti veloce.
Da prima di portare le tende in garage (per mettere radici, diventare stanziali, inventare l’agricoltura e l’allevamento, eccetera), per decine e decine di migliaia di anni, siamo andati avanti a chiedere consigli/farci curare di persona.
A questo proposito, ecco cosa ci dice il dottor Rangan:
“Per le centinaia di migliaia di anni in cui siamo sopravvissuti senza internet, questi processi [cioè noi che chiedevamo aiuto all’esperto di zona per curarci] hanno funzionato piuttosto bene. Non sto dicendo che le persone su internet non sappiano di cosa parlano: molte sono incredibilmente intelligenti e vale la pena ascoltarle. E non c'è dubbio che Internet abbia permesso a un maggior numero di persone di avere voce in capitolo, provenienti da contesti diversi, e questa diversità è chiaramente una cosa positiva. Il problema che mi interessa non è la loro abilità, ma il fatto che sono semplicemente troppi.”
Visto che gli esperti sono troppi, come si fa a scegliere a chi dare retta?
Potremmo, per esempio ascoltare la voce più autorevole.
Il che però implicherebbe la certezza di saperla riconoscere…
E allora?
Allora, ecco che il dottore ci sforna un altro consiglio, forse il migliore di tutti. Stando a lui, il modo migliore per orientarci in questa galassia di esperti e diventare “i migliori esperti mondiali di noi stessi”. Come fare? Con poche mosse di buon senso:
A) ascoltarli, assorbendo i diversi messaggi;
B) chiederci, tra tutti, quale messaggio ci sembri più giusto. Quale risuona meglio? Quale sentiamo più adatto per noi?
C) sperimentare, tenendo un diario per verificare come ci sentiamo giorno dopo giorno.
D) e infine, soprattutto, fidarci della più profonda e sottovalutata delle nostre intelligenze, quella che abbiamo in pancia, popolata da trilioni di esseri viventi.
Un mese prima di leggere il nuovo libro del dottor Rangan, su questa stessa piattaforma2, scrivevo:
“Non ti servono i nutri-influencer, i guru dell’intestino o il migliore dei gut-brain coach, e neppure l’ennesimo schema alimentare complicato. Quello di cui hai davvero bisogno non è un’altra dieta magica, ma un cambio di prospettiva: capire come funziona il tuo corpo, fidarti del tuo intestino e costruire un approccio su misura per te. […] Conoscendoti come nessun altro, hai la certezza di una cura davvero personalizzata”.
Rangan scrive: “Ognuno di noi è completamente unico, con diversi punti di forza e di debolezza. I nostri geni, il nostro microbiota, le nostre esperienze fisiche e mentali e i nostri traumi sono diversi. Così come non esistono due menti uguali, non esistono due sistemi digestivi, muscolari, immunitari, metabolici e neuroendocrini uguali.”
E io: “Il tuo trattamento non può basarsi su linee guida pensate per persone con sintomi simili al tuo, età in linea, e parametri affini. Deve essere tuo e basta e questo perché il tuo microbiota intestinale condivide solo circa il 10% dei ceppi con la persona che vive a un metro da te.”
Cosa vuol dire?
Che lo stesso consiglio, per quanto autorevole, potrebbe non andare bene per tutti.
Che il consiglio migliore è che ognuno di noi dovrebbe fidarsi del suo intestino.
Per qualcuno, in un certo momento specifico della sua vita, una dieta a base vegetale può essere ottimale; per altri, invece, potrebbe essere molto meno benefica. Allo stesso modo, c’è chi può trovare giovamento dal digiuno intermittente, chi dalla meditazione, e chi dallo yoga. Ma il digiuno intermittente non è per tutti.
E nemmeno lo yoga, o la meditazione.
Se un certo consiglio (leggi: dieta, programma, dritta, cura, piano, ecc.) non fa per noi, insistere aumenterà soltanto i nostri livelli di stress.
“Non sei obbligato a fare yoga o qualsiasi altra cosa che gli esperti ti chiedano di fare.”
Anche se può essere utile chiedere aiuto agli esperti, incluso il sottoscritto, il punto è che dovremmo tutti quanti imparare a dipendere un pelino meno dagli altri, per – citando di nuovo Chatterjee – “costruire la nostra consapevolezza interiore”.
“Quando esternalizziamo il nostro benessere ad altre persone, dimentichiamo che non solo siamo diversi da chiunque altro, ma anche che portiamo dentro di noi una vita intera di apprendimento ed esperienza altamente specializzata per le nostre menti e i nostri corpi unici.”
“Make Change that lasts” è uscito il 31 dicembre 2024 e sta scalando le classifiche.