Sindrome dell'intestino irritabile e stress: quanto costa soffrirne?
– Statistiche, diffusione, costi, e connessioni con lo stress cronico –
Molte, moltissime persone vivono un rapporto conflittuale con il loro intestino. Litigano con lo stomaco, fanno fatica a digerire e a metabolizzare gli alimenti. Lottano con le loro pance, le scelte alimentari, e perfino quelle sociali.
Quante?
Nel mondo, tre adulti su dieci soffrono di disturbi all’apparato gastrointestinale.
Tre su dieci, a livello globale, è già un numero spaventoso, eppure quello vero potrebbe essere ancora più alto, visto che non tutti si rivolgono a un medico quando avvertono sintomi intestinali.
Molti ignorano il problema, o lo negano; altri, invece, vorrebbero affrontarlo, ma non ne hanno i mezzi.
In questo quadro, sempre in media, l’11% della popolazione mondiale soffre di IBS - Irritable Bowel Syndrome, ovvero la sindrome dell’intestino irritabile, quella che una volta si chiamava “colite”. E, di nuovo, parliamo solo dei casi già accertati, cioè di chi si è potuto permettere visite e diagnosi.
E questa percentuale oscilla dall’1% fino al 45%. Come dire, a seconda di una serie di fattori (paese, sesso, età, abitudini, reddito, stile di vita, ecc.) da quasi nessuno, a quasi una persona su due1.
Il punto è che questa sindrome così diffusa a livello globale ha costi immediatamente visibili e altri un po’ più subdoli:
sul sistema sanitario, economico e produttivo e quindi sull’intero sistema-paese;
sulla qualità della vita di chi ce l’ha, sia in termini di benessere fisico, sia mentale.
L’IBS costa al sistema sanitario, costa al sistema produttivo, all’economia intera: se stai male, se non sei in forma, se la tua pancia ti tormenta, non puoi certo dare il meglio di te.
Costa a chi ne soffre in termini, soprattutto, di qualità della vita perché se ce l’hai, lo sai: l’IBS ti rallenta, ti impiccia, ti costringe a stare a casa, e a saltare da un medico all’altro, a cambiare alimentazione, a spendere un sacco di soldi in cerca dell’ultimo “miracoloso” rimedio.
Il tuo intestino irritabile non ti facilita l’esistenza, anzi.
Con l’IBS, quasi ogni attività e momento delle tue giornate è segnato e influenzato da come sta la tua pancia.
Una cena fuori, un pranzo in famiglia, uno spuntino veloce: sono molte (troppe) le situazioni che agli altri danno gioia e, invece, a te, un bel po’ di grane. L’aspetto fastidioso è che le grane arrivino non solo durante, ma addirittura prima, perché già sai che potresti pentirti di aver accettato l’invito. O meglio: già sai che è molto probabile che il tuo intestino te la faccia pagare con crampi, gonfiore, giorni di stipsi e/o attacchi di fuggi-fuggi.
Non solo irritabile, ma pure vendicativo, eh?
In realtà no perché non è l’intestino a chiedere il conto ancora prima che tu ti sieda a tavola, ma il cervello predittivo.
Le predizioni del cervello e gli effetti sulla pancia
Lo scopo delle predizioni del cervello è sempre lo stesso da circa 200.000 anni, secolo più, secolo meno: salvarti la pelle, prevenendo situazioni che almeno una volta ti hanno già messo in pericolo. A proposito di alimentazione, anche se tu non sai cos’hai mangiato ieri, il tuo cervello non solo se lo ricorda, ma ha una sorta di banca dati collegata a un algoritmo il cui unico e solo obiettivo è tenerti in vita2.
Stando alle ricerche e cercando di semplificare molto, il tuo cervello fa predizioni per controllare al meglio la gestione delle risorse dell’organismo. Per farlo, si basa su esperienze passate e su un complesso sistema di regolazione tra cervello e corpo. Il problema è che, per anticipare, millisecondo per millisecondo, ciò che accadrà, a volte sbaglia. E non poco. In pratica, esagera.
Ecco che infatti alcune di queste predizioni aumentano la tua sensibilità intestinale, a volte fasciandoti addirittura la testa (in questo caso la testa e le viscere!) ancora prima che tu possa rompertela.
E a proposito di testa, ecco una delle ragioni per cui la tua pancia ti è meno amica di quanto vorresti: lo stress.
Attenzione, però, non lo stress in generale, quello che nominiamo un giorno sì e l’altro pure, ma quello cronico.
C’è differenza?
Eccome.
Stress acuto e cronico: le differenze
Il primo - lo stress acuto - è un allarme che parte e poi si spegne. Serve a dirti di stare all’occhio di fronte a una possibile minaccia.
Il secondo, invece, è quando l’allarme continua a suonare. Ancora e ancora. Lo stress cronico è qualcosa che ti mantiene in costante emergenza, come una sirena che non smetta mai di farti scoppiare i timpani.
Lo stress cronico è ciò che chiamiamo “iperarausal” (ne abbiamo parlato qui).
Non è difficile immaginare come e quanto lo stress cronico impatti sulle nostre vite. Lo fa per intero, dentro e fuori.
E si vede.
Da fuori, lo stress cronico ha effetti che includono l’aspetto della pelle (l’organo più esteso che abbiamo), il tono muscolare e la forma generale di come ci presentiamo.
E dentro, lo stress cronico finisce per alterare tutti i nostri sistemi.
Per esempio, quando siamo cronicamente e costantemente stressati, mangiamo e dormiamo male, peggio del solito, tutte cose che finiscono per compromettere il benessere del nostro sistema digerente.
Ed eccoci alla pancia.
Il sistema digerente, provato dallo stress cronico, fa fatica a digerire, metabolizzare e liberarsi degli scarti.
La metabolizzazione alterata, a sua volta, ci procura altri fastidi, perché cambia il modo in cui scegliamo il cibo, trasformiamo gli alimenti in nutrienti, immagazziniamo e spendiamo energia influenzando ogni funzione del nostro corpo.
Al tempo stesso, ogni squilibrio nel tratto gastrointestinale modifica il delicato equilibrio del microbiota, influenzando le sue funzioni endocrine e immunologiche.
Con l’intestino in subbuglio, noi produciamo meno serotonina, e il nostro umore si scurisce, il che a sua volta, non può certo aiutarci a calmare e spegnere gli allarmi dello stress cronico…
Sembra un circolo vizioso, vero?
Già, ma c’è un ma che è anche una buona notizia: lo stress cronico si può mitigare, partendo come al solito dalla consapevolezza e poi con una piccola serie di altrettanto piccole (piccolissime) buone abitudini.
Lo stress cronico, insomma, non è solo una parola abusata: è un nodo cruciale, una delle grandi questioni del nostro tempo. Ed è anche il motivo per cui, già mentre concludevo (Intestino senza pensieri), ho iniziato a raccogliere materiali, studi e ricerche per approfondire a fondo questo tema.
Perché credo sia importante, oggi più che mai, capire davvero cosa ci sta accadendo (dentro e fuori, sopra e sotto) e condividere strumenti e riflessioni che possano restituirci un po’ di equilibrio e lucidità.
Magari un giorno, spero a breve, tutto questo lavoro prenderà la forma di un nuovo libro. Ma l’intento resterà lo stesso: offrire consapevolezza e possibilità a chi si trova, spesso senza colpa, impigliato nei meccanismi logoranti del nostro tempo.
Gli studi più recenti - del 2025 - dicono infatti che la percentuale possa arrivare fino al 45% a seconda del paese, del sesso, dell’età, delle abitudini, dello stile di vita. Perfino del livello di reddito. “Arif TB, Ali SH, Bhojwani KD, Sadiq M, Siddiqui AA, Ur-Rahman A, Khan MZ, Hasan F, Shahzil M. Global prevalence and risk factors of irritable bowel syndrome from 2006 to 2024 using the Rome III and IV criteria: a meta-analysis. Eur J Gastroenterol Hepatol. 2025 Apr 30. doi: 10.1097/MEG.0000000000002994. Epub ahead of print. PMID: 40359286.” https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40359286/
Per approfondire il ruolo del cervello predittivo sui tuoi sintomi intestinali, leggi:
Problemi di pancia: tutta colpa del cervello predittivo?
Mal di pancia? Stipsi? Crampi addominali? Diarrea? Non succede solo a te, ma a milioni di persone che come te sono tormentate dal dolore e da una discreta gamma di disturbi intestinali, spesso senza una chiara causa organica: gonfiore, crampi, stipsi, e/o diarrea... Gli studi più recenti hanno dimostrato una correlazione tra questi tormenti, il cervello…