I dannati della terra e l'Elisir di lunga vita dell'alchimista
Chi dorme non si ammala quanto gli insonni
Restavano pochi minuti, meno di una manciata, prima che fosse troppo tardi. Dopo due aerei, dodici ore di volo, due di scalo e una di taxi, Robert Langdon camminava in fretta lungo i viali alberati di una cittadina italiana a nord della Serenissima Repubblica di Venezia.
Andava a memoria, il professor Langdon, cercando di ricordarsi le coordinate di Maps imparate in taxi, prima di distruggere il telefono, nel tragitto dall’aeroporto al punto che avrebbe dovuto raggiungere per incontrare il suo contatto, ovvero l’Alchimista. Langdon non aveva idea di chi fosse, e nemmeno perché l’incontro dovesse avvenire tassativamente prima delle sette di sera. A complicare la faccenda, c’era stata la richiesta di farsi lasciare dal taxi in una via laterale, a circa 800 metri dal punto concordato. Sapeva solo che se lo avesse raggiunto in tempo, rispettando alla lettera le richieste, l’Alchimista gli avrebbe consegnato “l’Elisir”, ossia il vero e unico segreto per una vita lunga e felice, in forma di ricetta.
Mentre una folata di vento faceva turbinare le ultime foglie gelate dei tigli, Langdon raggiunse l’indirizzo. Erano le sette in punto quando, nel cono di luce di un lampione, si materializzò la sagoma di un uomo che avanzava nella sua direzione. Era alto, di mezza età, intabarrato in un loden scuro, forse nero o forse blu. Arrivato a mezzo metro, l’uomo mise una mano in tasca.
«Il signor Langdon, suppongo» disse.
«Sono io,» rispose il professore, «e lei dev’essere…l’Alchimista».
L’uomo sorrise senza rispondere alla domanda e gli passò un foglietto piegato in due.
«Cos’è?»
«La ricetta che cercava».
«Non mi dica che è l’Elisir?» Landgon si aspettava un cryptex, o per lo meno un antico tomo, ma ciò che gli stava porgendo l’Alchimista era solo un foglietto prestampato.
«L’unico e il solo» rispose l’uomo.
Il professore lo aprì. Era un rettangolo di carta bianca con una serie di scritte in rosso e una bizzarra citazione a penna:
“Per essere felici, bisogna dormire molto e defecare bene. L'insonne e suo cugino lo stitico, sono i dannati della terra” - Frédéric Dard
Quando Langdon rialzò lo sguardo dalla ricetta, deciso a chiedere spiegazioni, non c’era più traccia del misterioso Alchimista e nemmeno del viale ventoso a nord di Venezia. In mano non aveva nulla. Intorno a lui c’era solo buio.
Robert Langdon riprese coscienza lentamente1.
Era nel suo letto, a casa sua. Si stropicciò gli occhi e si allungò ad accendere l’abat-jour. Nel farlo, un libro cadde dal comodino: era un romanzo dello scrittore francese Frédéric Dard, e si aprì su un paragrafo sottolineato: “Per essere felici, bisogna dormire molto e defecare bene. L'insonne e suo cugino lo stitico, sono i dannati della terra”.
Riposarsi, rigenerarsi, ripulirsi: i tre verbi riflessivi che ci curano
“Per essere felici, bisogna dormire molto e defecare bene”, scriveva lo scrittore francese Frédéric Dard. Tutto qui? Possibile sia tanto semplice la ricetta dell’unico e solo elisir di lunga vita?
Dormire molto e defecare bene?!
Sì, perché se dormiamo a sufficienza, diamo al nostro organismo la possibilità di riposarsi, rigenerarsi, ripulirsi.
Dormire bene fa bene al cuore, alle ossa, ai muscoli, alle cellule ed è indispensabile per l’eubiosi del microbiota che coabita nella nostra pancia, al cui equilibrio è strettamente correlato il benessere dell’intero organismo.
Ecco perché scrivendo “Intestino senza pensieri”, ho messo il sonno al primo posto nella “scala del benessere”.
La scala del benessere
La scala del benessere è un sistema in quattro passi (anzi, gradini da scendere!) che ho elaborato per aiutare chi soffre della sindrome dell’intestino irritabile (IBS - Irritable Bowel Syndrome).
III.1 IL SONNO
III.2 L'ALIMENTAZIONE
III.3 IL MOVIMENTO
III.4 LA RESPIRAZIONE
La scala del benessere riequilibra metabolismo, ritmi circadiani, risposte immunitarie, umore, omeostasi e sistema endocrino, agendo sull’intero organismo e facendo sì che finalmente il nostro intestino possa tornare a essere felice.
I disturbi all’apparato gastrointestinale sono connessi allo stile di vita. In pratica, alle nostre abitudini, comprese quelle legate al sonno. Peccato che, secondo le statistiche, il 40% della popolazione mondiale risulta in uno stato di debito cronico di sonno.
Se dormire bene è il primo passo per vivere bene, il rovescio della medaglia è che dormire male ci fa impoverire e ammalare.
L’impatto sulla produttività
Quando non dormiamo a sufficienza siamo meno attenti, meno concentrati, meno efficienti. Il che aumenta il rischio di errori e incidenti sul lavoro e incide negativamente sulle performance.
Secondo un report del Rand Corporation, la mancanza di sonno può costare alle economie nazionali fino al 2-3% del loro PIL, a causa della ridotta produttività e dell'aumento dei costi sanitari.
L’impatto sulla salute
In debito di sonno, le energie vengono meno, le funzioni cognitive sono alterate, l’umore diventa labile, e anche la funzione cardiaca e la secrezione di ormoni cambiano.
Il debito di sonno è collegato sia a malattie a breve termine che al rischio di malattie croniche, come il diabete e problemi cardiaci. Non dormire a sufficienza ha effetti negativi ”ad ampio raggio e prove crescenti indicano che può disturbare il sistema immunitario e rendere più facile ammalarsi2”.
“Nel breve termine, il rischio di infezioni è risultato più elevato nelle persone che dormono meno di sei o sette ore per notte. Gli studi hanno scoperto che un sonno insufficiente aumenta le probabilità di contrarre il comune raffreddore o l’influenza. Inoltre, le persone ricoverate in unità di terapia intensiva (ICU) che hanno esigenze acute di recupero potrebbero vedere la loro guarigione ostacolata dalla mancanza di sonno.”
Non è tutto. “Esiste un legame molto stretto tra la mancanza di sonno e l’insorgere di malattie come il cancro, l’Alzheimer, il diabete, l’obesità, malattie cardiovascolari, sofferenze mentali come la depressione, l’ansia e la propensione al suicidio3”.
Visti gli studi e le ricerche, ormai dovremmo essere consapevoli che il sonno è un alleato straordinario contro una serie di disagi, inclusa l’IBS. Eppure non dormiamo abbastanza. Anzi, dalle statistiche sappiamo che, a livello mondiale, dormiamo meno e peggio di qualche anno fa.
Perché? Perché sottovalutiamo l’importanza del sonno? Perché non dormiamo abbastanza?
Perché andiamo a letto tardi, spesso quando il nostro organismo ha già smesso di produrre la melatonina, l’ormone che facilita il rilassamento, e altrettanto spesso ci addormentiamo con i nostri device sul naso (o sul comodino, giusto accanto a noi).
Perché “chi dorme non piglia pesci”: i luoghi comuni ci accompagnano fin da piccoli e non vanno mai in vacanza.
E perché siamo un po’ tutti “fissati”. Siamo fissati con la produttività, il successo, le performance, il time management. Il tempo che abitiamo è dominato dalla GIG Economy, l’economia dell’engagement che ci impone di essere sempre sul pezzo, primi in tutto, e di arrivare prima degli altri.
Di conseguenza, come scriveva Piero Angela ne “I misteri del sonno”, già nel lontanissimo 1994:
«In un sistema produttivo-competitivo, chi dorme è spesso considerato un individuo svogliato, un pigro; è una sciocchezza: se un individuo ha bisogno di dormire più a lungo, deve dormire di più (e, se è necessario che si alzi presto al mattino, deve naturalmente andare a letto prima). Ma l'idea che la gente produttiva debba dormire poco è un'assurdità, che fa il paio con quella dell'uomo virile che «sa reggere» l'alcol: gli ospedali e i cimiteri sono pieni di personaggi di questo tipo. L'importante, semmai, è essere in piena efficienza mentale durante la giornata lavorativa, e se una deprivazione di sonno compromette in qualche modo questa efficienza, il proverbio va rovesciato e riformulato così: «Chi non dorme (bene) non piglia pesci»
Piero Angela
Eppure gli studi dimostrano che non dormire a sufficienza danneggia la produttività e dunque la stessa economia fino a essere considerato un "problema di salute pubblica4". Secondo un recente studio del CDC, Centers for Disease Control and Prevention:
più di un terzo degli adulti non dorme abbastanza;
la percentuale di persone che dormono meno delle ore raccomandate è in aumento;
la mancanza di sonno è associata al nostro stile di vita, allo stress psicosociale, al consumo di alcol, al fumo, alla mancanza di attività fisica e all'uso eccessivo di dispositivi elettronici.
negli ultimi decenni sono aumentate le prove che suggeriscono una forte associazione tra la breve durata del sonno e un elevato rischio di mortalità;
le conseguenze della privazione del sonno hanno conseguenze economiche di vasta portata.
Okay. Come invertiamo la rotta?
«Dormire non è arte dappoco: intanto, per dormire, bisogna vegliare tutto il giorno. Dieci volte al giorno devi superare te stesso: ciò procura una buona stanchezza ed è papavero per l'anima».
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883/85
Prendiamo spunto da Friedrich (per lo meno su questo punto!) e manteniamoci attivi durante il giorno, magari anche congratulandoci con noi stessi con una bella lista delle cose fatte (la “done List” di cui ho parlato nel post “Fatti un regalo, anzi due”).
Diamo regolarità ai nostri ritmi: cerchiamo di andare a letto e di alzarci più o meno alla stessa ora.
Cena leggerissima: stiamo leggeri seguendo il vecchio e caro detto “colazione da re, pranzo da principi, e cena da poveri” e cerchiamo di andare a letto almeno tre ore dopo aver mangiato.
Un po’ di moto: facciamo una passeggiata, o un po’ di ginnastica dolce (come sono vintage!), perché il movimento gentile facilita il rilassamento.
Biancheria del letto pulita (l’ideale sarebbe cambiare le lenzuola due volte a settimana).
Temperatura controllata: facciamo in modo che la temperatura della stanza sia tra i 18 e i 22 gradi con un tasso di umidità tra il 30 e il 50%.
Posizione: troviamo la nostra, ricordandoci che dormire sul fianco destro pare stimoli il sistema glinfatico, ovvero il meccanismo deputato alla cosiddetta pulizia cerebrale delle scorie accumulate durante il giorno.
Via i cellulari e le lucine: spegniamo i dispositivi elettronici, e spostiamoli fuori dalla nostra camera da letto. Le spie dei nostri Device “parlano” con la nostra epifisi anche mentre abbiamo gli occhi chiusi e le dicono che non siamo davvero addormentati.
Appena svegli, stiracchiamoci per qualche minuto, prendendo esempio dagli animali.
Apriamo bene le finestre o, ancora meglio, facciamo il prima possibile una passeggiata all’aria aperta così da permettere alla luce del sole di colpire il nucleo soprachiasmatico nell’ipotalamo dando il la alla regolazione dell’orologio interno del nostro organismo.
"Il sonno è la catena d'oro che lega la salute e il nostro corpo." William Shakespeare
“Robert Langdon riprese coscienza lentamente” è l’incipit de “Il codice da Vinci”, di Dan Brown.
https://www.sleepfoundation.org/physical-health/how-sleep-affects-immunity
Why We Sleep: The New Science of Sleep and Dreams “Perché dormiamo: la nuova scienza del sonno e dei sogni” - Matthew Walker - Penguin, 2017
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5627640/