Dalla resistenza al cambiamento alla via Fattibile in 7 punti
– Perché facciamo tanta fatica a cambiare? - Come aiutarci a farlo con meno fatica e più soddisfazione
Oggi parliamo di abitudini e del perché sia tanto difficile cambiare quelle che si sono radicate nel nostro stile di vita anche quando prendiamo consapevolezza che siano tutto fuorché positive.
La difficoltà sta negli ostacoli che il nostro cervello ci presenta ogni volta che solo pensiamo di cambiare qualcosa. E questo perché tutta la nostra materia grigia ha un unico scopo: tenerci in vita. È questa la sua mission. Non divertirci, non tenerci compagnia, o coccolarci: solo salvarci la pelle (e tutto ciò che è sotto, comprese le nostre cellule e inclusi i 39 trilioni di batteri che popolano il nostro microbiota).
Nel perseguire il suo scopo, semplifica tutto quello che può.
Per evitare i pericoli, fa predizioni1.
Per evitare di dover evitare i pericoli, divide gli eventi in due macro-categorie:
familiari e piacevoli - e quindi Okay.
ignoti - e potenzialmente fatali - quindi Non-Ti-Azzardare.
“Ma come potenzialmente fatali”, ci viene da chiederci, soprattutto quando il cambiamento che desideriamo ha duemila buoni motivi per essere abbracciato e cavalcato.
Come è possibile che sia tanto difficile prendere una nuova buona abitudine?
Lo spiega molto bene Michele Grotto, nel suo articolo “Micro-cambiamenti e plasticità”, presentandoci subito un paio di ostacoli:
La social trappola del tanto è facile;
Il vicolo cieco della perfezione.
Vai online, e trovi solo storie di chi ce l’ha fatta e ti racconta di come sia stato (per tutti e tutte) solo questione di volontà, all’insegna del vecchio slogan se vuoi… lo sai, no? Ma se fosse facile, l’avresti già fatto, o no? E oltre a te, l’avrebbero fatto anche milioni-ardi di altri umani alle prese con la loro personale cattiva abitudine da smantellare e quella buona, sana e bella da imparare. E invece no, stando a Michael Easter, un altro autore che seguo volentieri, solo il 2% delle persone mette davvero in pratica ciò che sa essere benefico per sé stesso. Hai letto bene: il 2%!
Gli altri? Gli altri ci provano. E poi mollano.
Anche perché, come continua Michele Grotto, “tutto sembra rose e fiori, tutti sembrano avere la verità in tasca, tutti sembrano possedere il segreto definitivo per vivere la vita perfetta”.
Proviamo a sommare la trappola del tanto è facile al vicolo cieco della perfezione e vediamo il totale2.
1+2= zero.
Che è un po’ come si sente una persona media ancora prima di cominciare, tant’è che i più si arrendono ai blocchi di partenza.
Una soluzione?
Invece di puntare a stravolgere la nostra esistenza, può essere utile - anzi si è dimostrato utile, partire da micro cambiamenti incrementali, intorno all’1% al giorno.
"Migliorare anche solo dell’1% ogni giorno porta, nel lungo termine, risultati straordinari."
Michele Grotto
A quanto equivale l’1% della tua giornata? A circa 14 minuti. Non molto, vero?
E poi serve essere costanti, perché come suggerisce Michele Grotto, parlando di una specie di interesse composto del miglioramento: "Se migliori dell’1% ogni giorno per un anno, dopo 365 giorni sarai 37 volte migliore rispetto al punto di partenza."
In linea con quanto rivela Luca Mazzucchelli, nel suo FATTORE 1%: Piccole abitudini per grandi risultati3: “Secondo il metodo del cambiamento geometrico esponenziale, modificando un 1% si ottiene un effetto farfalla che propaga il cambiamento con una accelerazione geometrica.”
Per entrambi (e per me che scrivo), non esiste un unico segreto, ma una serie di facilitatori che possono concretamente aiutarci a cambiare.
Un comportamento diventa abitudine se è
Possibile - cioè realistico. Qualcosa che puoi raggiungere sul serio.
Facile - se vuoi smettere di mangiare caramelle dopo la mezzanotte, per esempio, meglio non tenerle sul comodino…
Sentito - se davvero è una cosa che vuoi tu, nel profondo e fino in fondo.
Positivo - prendere nuove abitudini positive si è rivelato più facile che abbandonare quelle negative (es. aumenta le fibre nella tua alimentazione, impegnati a fare 20 minuti di camminata tutti i giorni; pratica 5 minuti di meditazione ogni giorno...)
Ripetuto - la ripetizione è la chiave del cambiamento. E la costanza è la chiave della ripetizione. Per la chiave della costanza vai al punto 7.
Rinforzato - dai risultati che ti confortano, e danno motivazione.
Affrontato con un atteggiamento mentale positivo - Una ricerca4 dell'Università di Yale dimostra che il giusto atteggiamento mentale può influenzare perfino la lunghezza della vita. I risultati della ricerca, durata 23 anni su un campione di 660 persone, hanno mostrato come coloro che avevano un’idea positiva sul passare del tempo (e dunque sull’invecchiamento) vivessero mediamente 7,5 anni in più.
A proposito di cambiamenti sentiti
Cambiare è una scelta personale che dipende più dalle emozioni che dalla ragione. Perché funzioni, sul serio, e a lungo termine, dev’essere qualcosa che senti, in cui credi e che risuona con i tuoi valori.
Mazzucchelli propone tre domande per aiutarti a focalizzarti su ciò che per te conta di più:
come vorresti essere ricordato al tuo funerale?
cosa faresti se avessi 356 giorni di vita?
chi chiameresti se potessi fare una sola telefonata e fossi in punto di morte?
E quando ti ritroverai spaventato dall’idea che il cambiamento che desideri sia un impegno troppo grande da affrontare, ricorda:
“Uno, secondo la matematica delle abitudini, è comunque sempre meglio di zero.”
Luca Mazzucchelli
Come dicevamo a proposito di cervello e predizioni: “Il punto è che con tutte le cose che ho da fare e controllare, cose di cui tu non sei assolutamente consapevole, non posso star lì ad aspettare che tu ci faccia male. Di nuovo. Ti devo proteggere. Lo capisci, o no?”
Altro riferimento: La Somma e il Totale
Luca Mazzucchelli “FATTORE 1%”
Grazie della citazione Francesco! 🙏🧠