Riallenare l’attenzione per proteggere la mente (e l’intestino)
– Attenzione alla tua attenzione, perché è legata anche al benessere del tuo intestino –
Come sa chi legge questo blog, sto frequentando un master in neuroscienze e meditazione. Tra i vari testi da studiare c’è anche il Manuale di Fondamenti di Psicologia Generale. Non esattamente una lettura da spiaggia, ma ogni tanto, tra le righe, spunta qualcosa che ti resta in testa. È successo proprio l’altro giorno: una frase buttata lì, dentro un box di approfondimento, mi ha fatto fermare e pensare.
Da lì è nato l’articolo di oggi.
“La concentrazione s’impara con l’allenamento”.
Il tema è l’attenzione e il suo legame con la nostra salute.
Il problema è che l’attenzione è in calo. Cioè siamo sempre meno capaci di concentrarci e prolungare il tempo della nostra attenzione.
E questo perché viviamo in una società che non la coltiva, anzi, la erode di giorno in giorno.
Non ci credi?
Quando hai guardato una serie senza telefono a portata di mano?
Quando è stata l’ultima volta che hai letto un libro senza fare niente altro a parte leggere? E l’ultima cena senza serie/TV?
Non capita solo a te, ma a tutti ed è una questione di abitudine. Anzi di educazione perduta. O entrambe.
Giochi velocissimi, notifiche costanti, flussi di contenuti che durano pochi secondi: sembra* tutto progettato per tenerci sempre “accesi”, e al tempo stesso mai davvero concentrati. Tanto meno su una cosa alla volta.
La nostra efficienza mentale paga pegno. Ma non solo lei: le conseguenze della nostra scarsa capacità di attenzione sono più profonde, neurofisiologiche e sistemiche, e arrivano — fisicamente— fino al nostro intestino.
L’attenzione è un atto regolativo (anche viscerale)
Mantenere l’attenzione non è solo una questione cognitiva. È un processo integrato che coinvolge la corteccia prefrontale, il sistema limbico, la modulazione dopaminergica, e — attraverso il nervo vago — l’equilibrio tra sistema simpatico e parasimpatico.
Quando siamo concentrati, la nostra fisiologia entra in modalità regolativa: il sistema vagale si attiva, il corpo rallenta, l’intestino lavora meglio.
Al contrario, la distrazione costante è un micro-stress cronico.
Aumenta l’attivazione simpatica, riduce la capacità digestiva, intensifica i segnali di allarme nel corpo. E apre la porta a quella spirale ben nota a chi si occupa e/o preoccupa di intestino e stress: ansia, somatizzazione, disregolazione neurovegetativa.
L’educazione all’attenzione si è interrotta
Uno dei passaggi più illuminanti del testo citato riguarda lo sviluppo dell’attenzione nei bambini.
Si impara a mantenerla in due modi:
1. attraverso giochi che richiedono impegno e concentrazione prolungata;
2. attraverso modelli educativi che valorizzano la disciplina e l’autocontrollo.
Oggi, entrambi sono in crisi.
I giochi e gli hobby sono flash. Quelli che richiedevano tanta tantissima pazienza, come le costruzioni, i Lego, il Meccano, la piccola falegnameria, l’antico punto croce insegnato alle elementari (o uncinetto e maglia) sono stati rimpiazzati dal digitale che allenano la prontezza ma di rado la profondità.
La disciplina e l’autocontrollo sono ricordi, quando non percepiti come tabù e/o limiti. Pensiamo alla scuola: tra genitori iperprotettivi e ambienti sovraccarichi, gli insegnanti fanno una gran fatica a impostare regole chiare e ottenere l’attenzione degli studenti.
L’alternativa-zero: stare fermi per imparare a sentire
Il Manuale introduce anche un concetto potente: l’alternativa-zero. È la capacità di restare su un compito anche quando non siamo ispirati, anche quando non “ci viene”.
Non mollare. Non cambiare subito attività. Rimanere.
Una forma di auto-costrizione gentile, che in realtà rappresenta la base di ogni apprendimento profondo.
Senza questa capacità, ogni stimolo diventa una fuga, ogni difficoltà una scusa per spostare l’attenzione altrove. Ma la mente che non impara a restare, non impara nemmeno a sentire — e quindi a regolare ciò che accade dentro il corpo.
Attenzione selettiva e asse intestino-cervello
La nostra capacità di attenzione è un ponte tra mente e corpo.
Allenarla significa allenare anche la nostra salute.
Un’attenzione stabile e prolungata riduce i livelli di cortisolo, regola la risposta infiammatoria, favorisce una migliore comunicazione lungo l’asse intestino-cervello.
Viceversa, la frammentazione dell’attenzione peggiora la dis-regolazione enterica, innescando o aggravando sintomi come gonfiore, urgenza intestinale, alterazioni dell’alvo.
Chi lavora con persone che soffrono di IBS lo sa bene: una mente distratta è spesso anche un corpo disordinato.
Quindi?
Educare all’attenzione è fare prevenzione
Non possiamo permetterci di considerare la concentrazione come un lusso dei tempi che furono. È una risorsa biologica e sociale da proteggere, sin dall’infanzia.
Rieducare all’attenzione, nel contesto scolastico e familiare, significa prevenire stress cronico, disturbi intestinali e fragilità emotive.
E per noi giovani adulti (si legge vero, l’ironia?), ogni scelta che
ci allontana dalla reattività — un libro, una camminata lenta, un momento senza schermo — è un piccolo atto di ribellione e di cura.
Per la mente. E per l’intestino.
Hi Heidi,
I've spent the last 30 years as a gastroenterologist based in Cleveland, and for the past 16 years I've written a blog sharing insights into the medical profession. I just started a Substack to share my thoughts and advice. My latest post is about chronic abdominal pain. I'm hoping it may prove relevant to you, and that you'll considering following along.
https://mkirsch.substack.com/p/whats-the-cause-of-chronic-abdominal
Thanks!